Egitto-Etiopia-Sudan | Intesa sul Nilo

di Enrico Casale
Diga del grande rinascimento etiope

Dopo anni di tensioni e mesi di trattative estenuanti, Egitto, Sudan ed Etiopia hanno raggiunto un accordo sulla gestione delle acque del Nilo. Ad annunciarlo il ministero degli Esteri egiziano che, in una dichiarazione, ha affermato che i tre Paesi hanno siglato ieri, 31 gennaio, negli Stati Uniti, un’intesa di massima sul calendario per il riempimento della Grande diga del rinascimento etiope, lo sbarramento che è stato al centro delle dispute tra le nazioni. Nell’accordo sono state concordate procedure relative alla gestione delle siccità temporanee, delle siccità protratte e degli anni di bassi flussi idrici.

I ministri, è scritto nella dichiarazione, hanno concordato di portare avanti ancora i negoziati per definire nei dettagli il meccanismo di funzionamento della diga, sul meccanismo di coordinamento per monitorare e seguire l’attuazione dell’accordo, sullo scambio di dati e sulle informazioni e sui meccanismo di risoluzione delle controversie. Hanno inoltre concordato di realizzare studi completi sulla sicurezza, sull’impatto ambientale e sociale della Grande diga del rinascimento etiope.

I ministri degli Affari esteri e delle Risorse idriche dei tre Paesi si incontreranno di nuovo a Washington il 12 febbraio, per approvare la versione finale dell’accordo in preparazione della firma definitiva alla fine di febbraio.

L’Etiopia, Paese a monte del bacino del Nilo, ha iniziato a costruire la diga sul Nilo azzurro (principale affluente del Nilo) nel 2011. L’Egitto e il Sudan si erano da subito detti preoccuparti che lo sbarramento potesse influire sulla portata annuale di 55,5 miliardi di metri cubi necessari alle due nazioni a valle.

Il Sudan, però, ha sempre guardato anche ai futuri benefici della diga che dovrebbe produrre oltre 6.000 megawatt di elettricità e fornire corrente a tutti i Paesi confinanti. Il riempimento del bacino, con una capacità totale di 74 miliardi di metri cubi, può richiedere diversi anni. Mentre l’Etiopia ha sempre detto di volerlo riempire in cinque o sei anni, l’Egitto ha cercato di allungare il periodo per evitare possibili carenze d’acqua.

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