Dossier Immigrazione, i numeri sbugiardano la propaganda

di claudia
migranti

di Mario Ghirardi

Uno dei temi caldi della politica in queste settimane è lo scontro in corso tra il governo Meloni, l’Unione Europea e le Ong sulla questione migranti. Aldilà delle polemiche può essere interessante analizzare i dati forniti dal nuovo Dossier statistico Immigrazione 2022’, stilato dal Centro studi e ricerche romano Idos. Secondo le statistiche i naufraghi salvati dalle Ong sono solo una piccola parte di coloro che sbarcano stremati sulle coste siciliane e calabresi. Da segnalare inoltre il dato che mostra come il numero reale dei migranti in Italia non abbia conosciuto nel 2021 aumenti significativi. Gli africani sono il 22,2 % del totale, in incremento rispetto al 2018 di nemmeno un punto percentuale. I cambiamenti climatici emergono come una delle cause principali che producono migrazioni

Mentre, sulla scia dell’insediamento del governo Meloni e del ritrovato ruolo in prima linea del ministro Salvini, gonfia ogni giorno la polemica sul ruolo delle Ong, il numero reale dei migranti in Italia non ha conosciuto nel 2021 aumenti significativi. Infatti su una popolazione residente totale in lieve calo, passata appena appena sotto la soglia dei 59 milioni, la percentuale degli stranieri sale nel 2021 rispetto all’anno precedente soltanto dello 0,1%, attestandosi all’8,8% del totale, poco lontana anche dall’8,4% del 2018. I numeri ce li fornisce, puntuale ogni autunno, il dettagliatissimo report del ‘Dossier statistico Immigrazione 2022’, stilato dal Centro studi e ricerche romano Idos, progetto sostenuto con i fondi della Chiesa Valdese e dell’Istituto di studi politici San Pio V.

In crescita sono soprattutto i residenti nativi del continente asiatico, mentre calano le provenienze dagli altri Paesi dell’Unione Europea. Gli africani sono il 22,2 % del totale, in incremento rispetto al 2018 di nemmeno un punto percentuale, con i marocchini che costituiscono la terza collettività, salendo a quasi 430 mila persone, preceduti nell’ordine solo da rumeni (in calo a 1 milione 76 mila) e albanesi che presentano numeri praticamente analoghi a quelli marocchini. Maggiore crescita viene dai cinesi, al quarto posto con 330 mila unità, seguiti dagli ucraini che, nonostante la guerra in corso, sono persino in calo rispetto a quattro anni fa.

In totale in valore assoluto i residenti stranieri africani sono 1 milione 150 mila (oltre ai già citati marocchini figurano 140 mila egiziani e 120 mila nigeriani). 230 mila sono gli studenti africani (26,9 del totale), tra cui 109 mila dal Marocco, 31 mila dall’Egitto e 21 mila dalla Tunisia. A versare più soldi come rimesse verso i Paesi d’origine sono i marocchini con 548 milioni di euro, seguiti a ruota dai senegalesi e molto distanziati dai nigeriani (211 mila), portando in totale l’Africa ad incassare rimesse per quasi 2 miliardi di euro.

In attesa del Decreto Flussi mai emanato che dovrebbe stabilire le quote massime d’ingresso di lavoratori non comunitari, segnaliamo che nel 2021 sono arrivate domande totali per oltre 12 mila visti dal Marocco e 11 mila dall’Egitto, ben lontane dalle 68 mila della Russia. In particolare hanno chiesto visti per lavorare nel turismo oltre 2mila cittadini di Tunisia, Egitto e Senegal, mentre analoghe cifre si riscontrano per affari da Algeria, Egitto e Tunisia (da qui solo un migliaio). Nelle richieste per ottenere ricongiungimenti familiari la fanno da padrone Marocco (quasi 6700), Egitto (3500), Senegal (2500), Tunisia (1800), Costa d’Avorio (950).

Migrazione e clima

Analizzando i flussi migratori verso l’Italia, si nota che le nazionalità di chi fugge sono riconducibili in maggioranza a Paesi particolarmente colpiti da forti cambiamenti climatici, che sono una delle cause principali che producono migrazioni, insieme a conflitti e Covid 19, una triade che passa tristemente sotto il nome di “tre C”, peraltro le stesse cause alla base delle crisi alimentari dell’intero mondo. Tra il 2021 e il 22 i primi Paesi di provenienza degli immigrati sbarcati sulle coste italiane sono per gran parte africani, in particolare Tunisia, Egitto, Costa d’Avorio, Eritrea e Guinea, oltrechè Siria e i più lontani Afghanistan, Bangladesh, Pakistan e Iran. In particolare l’Egitto è un caso emblematico tra i Paesi che stanno soffrendo perché dipendenti in particolare dal grano russo e ucraino, che arriva a singhiozzo a causa della guerra in corso.

Ancora un dato più generale legato alle catastrofi climatiche: per questo motivo gli sfollati dalla sola Repubblica Democratica del Congo sono stati nel 2021 a 888 mila, mentre altri 2 milioni e mezzo provengono dall’intera Africa subsahariana, e si uniscono agli 11,6 milioni che sono dovuti fuggire da qui a causa di vari conflitti. Un disastro di proporzioni gigantesche, se pensiamo che nel mondo gli sfollati totali nell’ultimo anno sono stati 23,7 milioni a causa del clima e 14,4 milioni a causa delle guerre.

La questione libica

Per quanto riguarda l’immigrazione in Italia, la Libia resta ancora un caso emblematico invece per motivi ben conosciuti e purtroppo sempre i medesimi ormai da anni. Chi cerca uno sbocco verso l’Italia partendo da quelle coste subisce ogni sorta di violenze nei campi di detenzione, con evidente violazione dei diritti umani fondamentali, prima di finire nelle mani dei trafficanti. Ed è proprio a questo punto che si innesca lo scontro in corso tra il governo Meloni, l’Unione Europea e le Ong di cui si accennava all’inizio. Le accuse italiane vertono sul fatto che la presenza delle navi di soccorso delle Ong appena fuori dalle acque libiche sarebbero uno stimolo a partire per i migranti, nonché un favore ai trafficanti che andrebbero incontro a viaggi assai più brevi ed agevoli.

E’ il cosiddetto ‘pull factor’, contestato dal ministro dell’Interno Piantedosi e in questi giorni oggetto di aspri contenziosi in Europa. Si cerca da parte italiane di rendere insomma più stringenti le regole stabilite 5 anni fa dall’allora ministro Minniti, che imponevano alle navi Ong di non entrare in acque territoriali libiche, di non ostacolare la Guardia Costiera locale, di non far percepire la propria presenza con segnali luminosi e di coinvolgere i Paesi di cui le navi stesse battono bandiera. Tuttavia le statistiche recenti ci raccontano che i naufraghi salvati dalle Ong sono solo una piccola parte di coloro che sbarcano stremati (quando non muoiono) sulle coste siciliane e calabresi dopo una traversata del Mediterraneo su precari barchini.

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