Diga del Millennio, terzo riempimento in vista

di Enrico Casale
Gerd Nilo azzurro

L’Etiopia starebbe preparando la terza fase di riempimento della Grande diga del millennio (Gerd). Lo denunciano i media egiziani secondo i quali le autorità di Addis Abeba avrebbero ordinato la rimozione di 17.000 ettari di foreste intorno allo sbarramento proprio per fare spazio all’acqua.

Di Enrico Casale

Questi lavori seguono l’annuncio fatto dal ministro etiope dell’Irrigazione, Aisha Mohamed, del governatore della regione di Benishangul-Gumuz, El-Shazly Hassan, e dai funzionari del governo etiope nella regione di Benishangul-Gumuz. In una nota congiunta, i tre esponenti etiopi sottolineavano l’importanza di fornire il supporto e la sicurezza necessari per completare i lavori, affermando che “le forze di sicurezza metteranno in sicurezza l’area per accelerare i lavori prima dell’inizio della stagione delle piogge” e annunciando che l’Etiopia inizierà presto a produrre energia dalla diga.

Dal 2011, Egitto, Sudan ed Etiopia stanno negoziando un accordo sul riempimento e sul funzionamento della grande diga sul Nilo Azzurro per garantire i diritti di ogni paese alle acque del fiume. Ma in dieci anni non è stato raggiunto alcun accordo fra i tre Paesi, nonostante la mediazione dell’Unione africana e delle Nazioni Unite, oltre alla pressione di grandi attori internazionali quali gli Stati Uniti. Il Cairo e Karthoum temono che lo sbarramento possa ridurre la disponibilità di risorse idriche. L’Egitto, negli ultimi mesi, ha avviato esplorazioni geologiche per riuscire a trovare nuove falde acquifere da sfruttare se la portata del fiume dovesse diminuire drasticamente. Da parte sua, Addis Abeba sta cercando di creare una rete di dighe per sfruttare la forza dei fiumi per produrre energia elettrica per alimentare il proprio sviluppo e per attrarre valuta forte vendendo la corrente ai Paesi confinanti. La Gerd è solo il più grande degli sbarramenti. Da anni, l’Etiopia ha creato nelle regioni meridionali il sistema di dighe Gilgel Gibe studiate appunto per produrre energia elettrica.

Negli anni le tensioni sono aumentate. Nei primi anni Duemila, poco dopo l’annuncio dell’avvio dei lavori, alcuni esponenti politici egiziani avevano addirittura minacciato di bombardare i cantieri non appena questi fossero stati allestiti. Il rischio di una guerra aperta, al momento, è rientrato. Di fronte all’impasse diplomatica, però, il confronto si è spostato nelle retrovie della guerra del Tigray dove Sudan ed Egitto, secondo indiscrezioni, hanno giocato un ruolo di supporto nei confronti delle milizie tigrine. Il Sudan ha tutto l’interesse a indebolire l’Etiopia. Su tavolo non c’è solo il dossier Gerd, ma anche quello legato alla disputa nella regione fertile di al-Fashqa, dove i due Paesi si contendono una striscia di terra fertile. Allo stesso modo anche l’Egitto spera in un progressivo indebolimento dell’Etiopia. La guerra in Tigray è diventata quindi un conflitto per interposta persona che mette in palio una risorsa sempre più preziosa: l’acqua.

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