AnnaHo, il lato fashion dell’integrazione

di Stefania Ragusa

Anna Osagie viene da Benin City, vive in Italia da 20 anni (prima a Milano adesso a Melegnano) e da 3 ha avviato il progetto AnnaHo Design, un brand specializzato in commistioni afro-occidentali: cappotti con rifiniture in tessuto Addis Abeba, blazer in wax, accessori che mixano pezzi d’artigianato…

Alla cascina Casottello  lo scorso 18 novembre c’è stata una sua sfilata. A indossare i capi, non erano solo modelle professioniste, ma anche persone comuni e alcune donne arrivate da poco in Italia, tratte in salvo dai barconi. «Volevo persone normali perché i miei abiti sono pensati per persone normali. Volevo donne migranti o richiedenti asilo, per dare loro un’opportunità e un incoraggiamento e dimostrare che un migrante, a certe condizioni, può dare un contributo utile a tutti i settori della società».  

Modou Gueye di Sunugal e Anna Osagie

Del trucco e del parrucco della sfilata si è occupato la OLmac Cosmetics, che ha da poco lanciato la linea BPride, che vuole esaltare la bellezza delle donne nere. «Lo hanno fatto gratuitamente, per darci una mano e farsi conoscere». Lo stesso dicasi per la vocalist che con la sua voce ha accompagnato la performance. «C’è stata molta collaborazione. Non avrei avuto la possibilità di sostenere da sola l’intero investimento. Man mano però che le cose procedevano, ecco che arrivavano persone sintonizzate sulla mia stessa lunghezza d’onda, disponibili a dare una mano».

Anna ha sposato un italiano e ha tre figli. Ha fatto la parrucchiera e la baby sitter. La moda la divertiva ma non pensava di farne un mestiere. «Da piccola mi divertivo a cucire i vestiti per le bambole. Ho imparato da sola, guardando la vicina da cui spesso mi lasciava mia madre quando aveva degli impegni di lavoro e che faceva appunto la sarta». Poi, per una serie di circostanze troppo lunghe da ricostruire qui, si è trovata a confezionare da sola le bomboniere del suo matrimonio, ed è stato un successo e la conferma di avere un’anima creativa e un’ottima manualità. Ha inziato a fare dei vestitini per la figlia, mixando stoffe africane e linee occidentali, ed è stato un altro successo. Così ha deciso di impegnarsi in modo più serio e sistematico, ed è nata AnnaHo, che oggi propone anche borse e accessori. Su richiesta può customizzare e rinnovare un vecchio capo.

Un momento della sfilata alla Cascina Casottello

L’idea guida è e rimane la mixité. «La globalizzazione ha prodotto un grande spaesamento ma in un certo senso ha posto le condizioni per creare delle connessioni nuove e più ricche, per una nuova forma di conoscenza, che parta dalle cose, in questo caso i tessuti e i manufatti artigiani, per arrivare alle persone. Perché l’unità del genere umano passa attraverso le sue tante differenze e sono le differenze, alla fine, a restituirci l’unità».

Stefania Ragusa

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