27/08/2014 – Africa – Ebola: una speranza dalla Russia. Sviluppato un vaccino sperimentale

di AFRICA

 

Dalla Russia una nuova speranza contro Ebola. Un vaccino sperimentale messo a punto da esperti russi ha mostrato i primi risultati positivi in studi preclinici. Ad annunciarlo, riporta l’agenzia Ria Novosti, è il ministro della Sanità del Cremlino, Veronika Skvortsova. “Conosciamo l’agente patogeno e le sue caratteristiche e attualmente abbiamo un vaccino sperimentale che ha subito studi preclinici con buoni risultati”, ha detto il ministro della Salute. L’equipe che sta lavorando alla messa a punto del vaccino comprende esperti dell’Istituto Ivanov del ministero e uno specialista dell’agenzia statale per la tutela della salute, appena tornato dalla Guinea. Skvortsova ha riferito che “il vaccino è attualmente in fase di ulteriori test”.(…)

Intanto è arrivato in Germania il medico senegalese dell’Organizzazione mondiale della Sanità, infettato dal virus Ebola in Sierra Leone. Sarà curato nell’ospedale di Hamburg-Eppendorf , dichiara Tarik Jasarevic, portavoce dell’Oms per l’epidemia di Ebola. L’epidemiologo è stato infettato, mentre lavorava in un laboratorio nella città di Kailahun, vicino al confine con la Guinea.

Promettente terapia per il ceppo Sudan del virus. Esistono cinque ceppi di Ebola, per nessuno dei quali finora esistono terapie approvate. Uno dei ceppi più letali è l’ebolavirus Sudan (Sudv), mentre il protagonista dell’epidemia in corso è il ceppo Zaire (Ebov). Ora un nuovo studio, pubblicato su ‘ACS Chemical Biology’, segnala una possibile terapia che potrebbe un giorno aiutare a curare i pazienti infettati con questo ceppo di Ebola. John Dye, Sachdev Sidhu, Jonathan Lai e alcuni colleghi, finanziati dai National Institutes of Health, ricordano che circa il 50-90% dei pazienti muore, dopo aver sperimentato i sintomi tipici della malattia, che includono febbre, dolori muscolari, vomito ed emorragie. Il team di ricerca si è concentrato su un anticorpo diretto contro il ceppo Sudv e sviluppato nei topi. Ma il sistema immunitario umano potrebbe riconoscere l’anticorpo come ‘estraneo’ e sbarazzarsene. Per evitare questo problema, gli scienziati hanno prodotto una versione ‘umanizzata’ dell’anticorpo. Il team ha messo a punto alcune versioni umanizzate, identificandone in grado di respingere il virus in test di laboratorio, condotti su cellule e sugli animali allevati ad hoc. “Questi anticorpi rappresentano forti candidati immunoterapeutici per il trattamento dell’infezione da Sudv”, dicono i ricercatori. (…) – Adnkronos

 

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