Vertice Italia-Africa, opportunità e rischi del Piano Mattei

di claudia

a cura di Ecco – Il Think Tank italiano per il clima

Domani, 28 Gennaio si apre a Roma il vertice Italia – Africa e alla presenza della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e dei leader di numerosi Paesi africani, verranno presentate la cornice politica e le misure di intervento del Piano Mattei. Centrali saranno i temi legati al clima e alle migrazioni. Alla vigilia del summit si fanno sentire anche le organizzazioni della società civile africana che fanno un appello affinché il Vertice tracci un nuovo corso per la cooperazione euro-africana, proteggendo le popolazioni africane, gli ecosistemi e la biodiversità del continente, e affrontando l’emergenza climatica.

Il governo italiano sta puntando sul continente africano. La volontà del governo di sottolineare la propria proiezione nel bacino del Mediterraneo, sino a includere il continente africano, è infatti al centro del Piano Mattei.

Durante il Summit Italia-Africa, che si terrà a Roma il prossimo 28-29 gennaio alla presenza dei leader di numerosi Paesi africani, verranno presentate la cornice politica e le direttrici di intervento di questo Piano. Nelle intenzioni dell’esecutivo, il Piano Mattei, “progetto strategico a livello geopolitico”, si propone di guardare all’Africa in modo paritario, lontano da logiche “caritatevoli, paternalistiche o assistenzialiste”, approfondendo vecchi partenariati e stringendone di nuovi in considerazione degli interessi di tutti gli attori coinvolti.

In una cornice più ampia, il rinnovato slancio dell’Italia in Africa si pone anche l’obiettivo di rafforzare l’azione e l’impegno nel continente africano dell’Unione europea e del G7, presieduto nel 2024 proprio dall’Italia.  

Gli interessi in gioco nel delineare il Piano Mattei sono riconducibili all’impegno a promuovere la crescita e lo sviluppo del continente africano come antidoto alle cause profonde della migrazione. Il focus su crescita e sviluppo del continente africano ha per l’Italia importanti risvolti anche dal punto di vista economico e climatico, ove l’ambito energetico è senza dubbio centrale. L’attuale paradigma diplomatico e finanziario tra l’Italia e i Paesi africani è infatti disegnato per favorire l’obiettivo tradizionale dell’accesso ai combustibili fossili – una dimensione, questa, che si è fortemente intensificata in seno alla crisi energetica scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina.

petrolio-e-trivelle

Piano Mattei: oltre il gas

Affinché il Piano Mattei lanci una nuova fase del rapporto italo-africano e possa rappresentare un’iniziativa guidata da una visione sostenibile e di lungo periodo, è necessario superare narrative energetiche legate a tradizionali concetti sulla sicurezza energetica e al ruolo degli idrocarburi. Soluzioni smentite dal punto di vista fattuale, nonché in contraddizione con una crescita realmente inclusiva e sostenibile per l’Africa e in linea con gli obiettivi climatici.

A partire dall’invasione russa dell’Ucraina del 2022, la proiezione italiana sul continente africano e i nuovi investimenti in combustibili fossili sono stati accompagnati dalla retorica della necessità di garantire la sicurezza energetica del nostro Paese. Tuttavia, a oggi gli investimenti infrastrutturali già in esercizio o in programmazione sono sufficienti a garantire la sicurezza energetica dell’Italia – anche rispetto alla necessità di piena diversificazione dalle forniture russe.

Considerando le tendenze al ribasso messe in luce dagli scenari a medio-lungo termine sulla domanda e sui prezzi del gas a livello italiano europeo, emerge come investire ed emettere garanzie per nuovi progetti di sfruttamento di gas rappresenti un grande rischio economico e finanziario, oltre che climatico.

I nuovi investimenti in sviluppo di giacimenti di gas in Africa sono stati spesso giustificati anche dalla retorica secondo la quale i combustibili fossili porterebbero sviluppo economico e sociale nei Paesi coinvolti nei nuovi accordi. In realtà, per i Paesi africani, investire in oil&gas è sempre più rischioso, in particolare per quei governi che hanno legato o stanno legando la sostenibilità del debito nazionale a introiti da progetti fossili. 


Le opportunità di una transizione africana

Davanti alle profonde criticità generate dagli investimenti in oil&gas, il settore della transizione si afferma come un’alternativa vantaggiosa e conveniente. L’Italia può farsi promotrice di un modello innovativo che vada concretamente incontro ai bisogni di crescita economica di lungo periodo dei Paesi africani e sia in linea con i propri interessi di prosperità e sicurezza condivisa. Ciò significa innanzitutto focalizzarsi sulle energie rinnovabili e sulle materie prime critiche.

Oltre il 40% della popolazione africana non ha accesso all’energia, con punte molto più elevate in Africa Subsahariana. La situazione nel continente africano mette in luce lo stretto legame tra povertà e precarietà energetica e, di riflesso, la necessità dell’accesso universale all’energia come condizione necessaria per una crescita economica stabile. Il sostegno all’elettrificazione dei consumi energetici, basata su fonti rinnovabili, rappresenta l’unica soluzione sostenibile.

Uno sviluppo basato sulla transizione permetterebbe di sfruttare le risorse rinnovabili di cui il continente africano è ricco: l’Africa dispone infatti di circa il 60% a livello mondiale di tutte le aree idonee alla produzione di elettricità da fotovoltaico, oltre ad ampie zone costiere oceaniche ideali per l’energia eolica, bacini fluviali per l’idroelettricità e, soprattutto nella valle del Rift, di un grande potenziale geotermico. Finora, tuttavia, le energie rinnovabili hanno ricevuto solo una frazione dell’attenzione e dei finanziamenti dei progetti sul gas.

L’Africa può anche contare su un’ingente disponibilità di materie prime critiche: il continente detiene oltre il 40% delle riserve globali di cobalto, manganese e metalli del gruppo platino – tutti minerali fondamentali per le batterie e le tecnologie dell’idrogeno.

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Clima e migrazioni

La promozione di politiche energetiche di mitigazione slegate dai combustibili fossili deve infine andare di pari passo con politiche di adattamento agli impatti del cambiamento climatico.  Investire in ambito di adattamento al cambiamento climatico significa infatti anche cercare di intervenire sulla correlazione tra gli impatti del cambiamento climatico e la mobilità umana, in quanto gli effetti del cambiamento climatico possono indurre massicci spostamenti di popolazione, sia direttamente a causa di eventi meteorologici estremi, sia indirettamente a causa degli impatti climatici sulla sicurezza alimentare, idrica ed energetica che minano la stabilità socioeconomica e politica delle zone più colpite.

Un rinnovato partenariato strategico tra Italia e Africa

Per diventare un partner sempre più credibile ed esercitare maggiore influenza sul continente africano a livello tangibile e sul lungo periodo, l’Italia deve sfruttare l’opportunità rappresentata dalla crescita verde e dalla transizione energetica. Come agire?

  • Acquisire consapevolezza del macrocontesto di riferimento, dunque prevedere meccanismi di consultazione e dialogo con esponenti della società civile dei Paesi africani.
  • Definire il proprio perimetro di azione a livello internazionale, cercando di inquadrare il Piano Mattei nella dimensione europea e multilaterale.
  • Impegnarsi a non supportare nuove esplorazioni e nuova produzione di gas, sia a livello politico sia attraverso la finanza pubblica.
  • Rivedere gli incentivi di finanza pubblica e i meccanismi bilaterali e multilaterali di cooperazione per sbloccare l’alto potenziale in ambito di energie rinnovabili, fornendo garanzie agli investimenti privati in ambito di energia pulita e sviluppo sostenibile. 
  • Contribuire affinché i Paesi africani sviluppino il proprio potenziale in materia di materie prime critiche ricadute positive sulla transizione africana e dei Paesi partner, nonché sullo sviluppo socioeconomico locale, affiancando i Paesi nella definizione di standard ambientali, lavorativi e di governance specifici, e nello sviluppo di un tessuto industriale locale che vada oltre la sola fase di estrazione.
  • Dirigere investimenti in ambito di adattamento, garantendo nel quadro del Fondo Italiano per il Clima un finanziamento equilibrato tra le attività di mitigazione e adattamento, e rafforzando gli incentivi finanziari per il settore privato che investe in azioni di adattamento.
  • Attrezzarsi rispetto agli ostacoli che persistono nei Paesi africani nell’avvio della transizione energetica.
  • Agevolare quanto più possibile il settore privato affinché possa contribuire nel creare sviluppo e crescita sostenibile, in linea con gli interessi del Paese e gli impegni climatici. 
  • Sviluppare un sistema di matching tra domanda e offerta dal punto di vista finanziario, produttivo e del capacity building. 
  • Rafforzare la componente climatica della cooperazione allo sviluppo italiana, a supporto di un Piano Mattei davvero In particolare, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), dato il suo ruolo e il suo tradizionale focus sul continente africano, rappresenta l’attore meglio posizionato per intervenire in materia di adattamento.
  • Sostenere la riforma dell’architettura finanziaria internazionale. 
  • Promuovere, nel quadro della Presidenza del G7, soluzioni che contribuiscano a fornire un sostegno immediato alla liquidità e a ripristinare la sostenibilità del debito dei Paesi africani
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L’appello della società civile africana

In vista del Summit Italia-Africa che si terrà a Roma il 28 e 29 gennaio, le organizzazioni della società civile africana (CSO) hanno presentato una serie di richieste da sottoporre ai leader africani e italiani.

Le CSO chiedono che il Vertice tracci un nuovo corso per la cooperazione euro-africana, proteggendo le popolazioni africane, gli ecosistemi e la biodiversità del continente, e affrontando l’emergenza climatica.

Presentato dal governo italiano come un forum per discutere un nuovo piano strategico di investimenti “per lo sviluppo del continente africano”, il Vertice riunirà i leader africani, le organizzazioni internazionali e le istituzioni italiane per discutere e adottare la strategia per l’Africa del primo ministro Giorgia Meloni, il “Piano Mattei”.

Il piano è stato descritto come una “strategia non predatoria e non paternalistica”. Le CSO temono tuttavia che il piano non abbia seguito un approccio consultivo e che sia insufficiente nell’identificare e incorporare gli obiettivi centrali per l’Africa. L’intitolazione del piano a Enrico Mattei (fondatore dell’Eni, major italiana del petrolio e del gas controllata dallo Stato), avvertono, non lascia dubbi sul fatto che il suo obiettivo principale sia quello di espandere l’accesso dell’Italia al gas fossile dall’Africa all’Europa e di rafforzare il ruolo delle imprese italiane nello sfruttamento delle risorse naturali e umane dell’Africa.

Le CSO contestano anche l’opacità che circonda il piano dell’Italia per affrontare la “migrazione illegale” dall’Africa all’Italia e chiedono al Vertice di:

  • Porre fine agli approcci neocoloniali dei Paesi europei, reimpostare le relazioni

Europa-Africa e porre fine alle azioni dei Paesi del Nord globale che pretendono di stabilire piani per l’Africa;

  • Trasparenza, partecipazione e inclusione della società civile africana per garantire che i bisogni e gli interessi reali del popolo africano si riflettano in qualsiasi risultato della cooperazione;
  • Accesso all’energia e transizione energetica: Cooperazione concreta per la transizione dai combustibili fossili, aumentando le energie rinnovabili per soddisfare le esigenze di 600 milioni di africani;
  • Adottare un approccio integrato alle questioni climatiche, energetiche e di sviluppo dell’Africa;
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