Un’azione globale per risanare i rapporti tra l’Africa e il resto del mondo

di claudia

Di Carmen Forlenza –  Centro studi AMIStaDeS

Ancora oggi milioni di persone di discendenza africana subiscono razzismo e discriminazioni strutturali, profondamente radicate nelle società in cui vivono. Il 23 dicembre 2013 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il Decennio internazionale per le persone di origine africana, 2015 – 2024, incentrato sul tema “Popoli di origine africana: riconoscimento, giustizia e sviluppo”. Qual è lo scopo di un decennio internazionale per gli afrodiscendenti e quali sono state le iniziative in ambito europeo per combattere razzismo e xenofobia?

I discendenti delle persone schiavizzate nella tratta transatlantica e i migranti africani più recenti fanno spesso parte della popolazione più povera ed emarginata. Gli afrodiscendenti hanno un accesso limitato a servizi educativi e sanitari e a sistemi di protezione sociale. Scarsa è la loro partecipazione politica e sono più spesso vittime di discriminazione nell’amministrazione della giustizia e di abuso di potere da parte delle forze di polizia.

Nel 2013 le Nazioni Unite hanno promosso il Decennio internazionale per le persone di origine africana per: sostenere il rispetto e la protezione dei diritti umani per le persone di origine africana; promuovere la conoscenza e la valorizzazione delle culture africane e il contributo degli afrodiscendenti allo sviluppo delle società; adottare e rafforzare piani d’azione nazionali, regionali e internazionali per eliminare tutte le forme di discriminazione razziale.

Si tratta di un’azione globale per risanare i rapporti tra l’Africa e il resto del mondo, ma soprattutto con i Paesi occidentali, a partire dal riconoscimento delle atrocità commesse dalle ex potenze coloniali europee, e combattere le discriminazioni contro gli afrodiscendenti e gli africani in situazione di migrazione.

Il decennio è stato concepito come una iniziativa generale per spingere gli Stati membri e la società civile globale a adottare misure concrete per l’effettiva uguaglianza di diritti e di possibilità di sviluppo per le persone di origine africana.

Da Durban al Forum permanente

Il punto di partenza per una profonda riflessione sulla discriminazione la situazione di svantaggio vissuta da persone di discendenza africana è stata la Conferenza mondiale contro il razzismo di Durban, in Sudafrica, tenutasi nel 2001.

La Dichiarazione finale di Durban, ha riconosciuto che il popolo africano, vittima della schiavitù, continua a soffrirne le conseguenze, e ha chiesto agli Stati di attivarsi per combattere il razzismo e la xenofobia su scala globale, e creare meccanismi effettivi per proteggerne le vittime. Nel 2013 il Consiglio dei diritti dell’uomo ha proposto di istituire un decennio espressamente dedicato a loro, che si concluderà tra meno di due anni.

Coerentemente con gli obiettivi del Decennio, nel 2020 è stata istituita il 31 agosto la Giornata internazionale per le persone di discendenza africana ed è stato creato il Forum permanente per le persone di discendenza africana.

La Giornata internazionale mira a celebrare la diversità del patrimonio e della cultura degli afrodiscendenti e il loro contributo in ogni Paese. Il Forum è un organo consultivo che collaborerà con tutte le entità delle Nazioni Unite sui temi della lotta alla discriminazione razziale e terrà la sua prima sessione annuale a Ginevra dal 5 all’8 dicembre.

Tra i primi compiti del Forum la redazione di una dichiarazione delle Nazioni Unite sulla promozione e il pieno rispetto dei diritti umani delle persone di origine africana, un primo passo verso uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sul tema, e il monitoraggio dei progressi realizzati nel contesto del Decennio internazionale.

Il razzismo non ha confini. Secondo quanto riporta l’emittente britannica Bbc, la polizia indiana ha arrestato cinque persone accusate di aver aggredito immigrati africani a New Delhi. Un funzionario della polizia di Delhi ha detto che gli arresti sono seguiti ai tafferugli scoppiati giovedì sera. Alcuni indiani hanno aggredito e picchiato un gruppo di africani accusandoli di bere alcolici e di diffondere la musica ad alto volume disturbando l’intero quartiere. Gli africani si sono difesi respingendo le accuse e affermando che gli indiani li hanno aggrediti solo per puro razzismo. A seguito di questi incidenti, alcuni studenti africani hanno organizzato una manifestazione anti razzista per la prossima settimana. Dopo gli incidenti il ministro degli Esteri indiano Sushma Swaraj ha incontrato i vertici della polizia chiedendo loro la massima severità contro atti di questo genere e ha chiesto, via Twitter, di poter incontrare i ragazzi africani che sono stati aggrediti. L’aggressione non è che la punta di un iceberg che vede assaliti i giovani studenti africani che arrivano in India per studiare. A febbraio, uno studente della Tanzania è stato aggredito e parzialmente spogliato da una folla nella città meridionale di Bangalore. All’inizio di maggio, un congolese è stato picchiato a morte in seguito a una disputa per un posto su taxi risciò (due uomini sono stati arrestati con l’accusa di omicidio). Questo caso ha portato a forti tensioni tra la diplomazia indiana e gli ambasciatori di molti Paesi africani. Questi ultimi si sono rifiutati di partecipare alle celebrazioni della Giornata per l’Africa in segno di protesta per l’assassinio del congolese. I diplomatici hanno dichiarato che i cittadini africani a Delhi vivono in un «clima pervaso di paura e insicurezza».

Diverse iniziative nel contesto Onu vengono riprese e/o amplificate dal Decennio internazionale. Pensiamo, ad esempio, allo Slave Route Project dell’Unesco, che porta avanti una conversazione aperta e onesta sull’orrore della schiavitù, la resistenza che ha generato e la sua abolizione, e all’Agenda verso il cambiamento per la giustizia razziale e l’uguaglianza promossa dall’Alto commissariato per i diritti umani.

Le iniziative nazionali

Gli Stati sono tenuti a riportare all’Onu i passi che stanno compiendo verso gli obiettivi del decennio e nella sezione “Actions Taken” del sito dedicato, si può trovare un elenco (non esaustivo) delle misure adottate. L’Italia compare solo due volte: per l’adozione di un Piano nazionale contro la discriminazione e perché ha dichiarato che la sua politica estera promuove investimenti nei Paesi africani.

Il Piano nazionale d’azione contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza, predisposto dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) è stato approvato nel 2015 dal Ministro del Lavoro con una durata triennale. Si propone di raccogliere dati per monitorare le discriminazioni in ambito lavorativo e incentivare politiche che le contrastino. Siamo ora in attesa del Piano nazionale 2021-2025, frutto del lavoro congiunto di Unar con le organizzazioni attive nel contrasto alle discriminazioni etnico-razziali.

Diverse le iniziative di altri Paesi europei che potrebbero essere d’esempio per l’Italia. In Svizzera, il Service de lutte contre le racisme, la Commission fédérale contre le racisme e l’Office fédéral de la statistique, hanno raccolto testimonianze dirette di afrodiscendenti su episodi di razzismo che hanno subito relazionandosi con istituzioni pubbliche, per ideare contromisure adeguate.

In Germania sono stati organizzati corsi di formazione sul razzismo per giudici e pubblici ministeri, per permettere loro di trattare in modo appropriato i crimini d’odio, considerando le esperienze vissute dalle vittime, mentre la Spagna ha creato un protocollo d’azione sui reati d’odio per le forze di polizia con indicazioni su come trattare le vittime in una maniera rispettosa e professionale.

L’Olanda ha creato una piattaforma online d’emergenza per le vittime di episodi di razzismo e xenofobia e la Lituania monitora e segnala i media che pubblicano contenuti razzisti e xenofobici.

Non mancano azioni relative a formazione e ricerca. In Svezia il Living History Forum offre una varietà di materiali formative sull’intolleranza e il razzismo nella storia e in epoca contemporanea a scuole di diverso grado e per dipendenti pubblici, con un focus sull’afrofobia. In Serbia, il governo ha promosso un concorso pubblico per premiare ricerche sulle culture e l’eredità culturale delle minoranze del Paese, tra le quali gli afrodiscendenti.

L’Italia dovrebbe lasciarsi ispirare dalle tante azioni nel contesto del Decennio per trovare soluzioni più o meno innovative ai tanti conflitti irrisolti che ha con l’Africa e gli afrodiscendenti. Dalla necessità di una seria riflessione condivisa a partire dalle aule scolastiche sul colonialismo italiano, alla xenofobia della stampa e dei media, passando per azioni serie contro gli episodi di profilazione razziale e la promozione di una piena inclusione per i nuovi residenti e cittadini di origine africana.

Fonti

  • Portale Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali

https://www.unar.it/portale/web/guest/home

  • UN secretary general, 2019 «Implementation of the activities of the International Decade for People of African Descent»
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