Sudan, accuse e smentite sull’offerta iraniana per una base navale

di claudia
nave militare

di Tommaso Meo

L’Iran avrebbe cercato di accordarsi con il Sudan per costruire una base navale sulle coste del Paese africano, ma il tentativo sarebbe stato respinto da Khartoum. Il Wall Street Journal ha citato un funzionario dell’intelligence sudanese, Ahmed Hassan Mohamed, secondo cui Teheran avrebbe offerto al Sudan armi avanzate e una nave da guerra porta-elicotteri in cambio del permesso di costruire la base.

La base, secondo la fonte, avrebbe consentito all’Iran di “raccogliere informazioni” e di “posizionare navi da guerra” vicino al vitale Canale di Suez e a Israele. Il Sudan, tuttavia, ha rifiutato l’offerta, preoccupato di alienarsi l’appoggio degli Stati Uniti e di Israele, con i quali il Paese ha recentemente cercato di migliorare le relazioni.

Il ministro degli Affari esteri sudanese Ali al-Sadiq ha però prontamente respinto la ricostruzione del Wall Street Journal. Al-Sadiq ha dichiarato che “la notizia è falsa e inventata” parlando al servizio arabo dell’agenzia di stampa russa Sputnik a margine del forum sulla diplomazia di Antalya. Il ministro ha chiarito che l’Iran “non ha mai chiesto al Sudan di stabilire una base lì. Recentemente ho visitato l’Iran e la questione non è mai stata sollevata durante il mio soggiorno”.

Lo scorso ottobre, l’Iran e il Sudan hanno concordato di ripristinare le relazioni diplomatiche dopo sette anni. Le due parti hanno concordato di approfondire i loro legami in diverse aree. Anche se non è stata ufficialmente menzionata una collaborazione nella difesa, è però ormai acclarato che l’esercito del Sudan sta utilizzando droni forniti dall’Iran per combattere le Forze di supporto rapido nel conflitto civile che dura dall’aprile del 2023.

Fonti vicine ai servizi segreti dell’esercito sudanese hanno detto al sito Asharq Al-Awsat che le notizie trapelate al Wall Street Journal erano probabilmente una manovra del capo dell’esercito Abdel Fattah al-Burhan per esprimere la sua insoddisfazione per le posizioni neutrali regionali e internazionali sulla guerra in corso. Le fonti affermano inoltre che la visita di al-Sadiq a Teheran era un messaggio di avvertimento ai Paesi della regione che sostengono le Forze Rapide, avvertendoli che potrebbero mescolare le carte alla luce delle attuali tensioni nel Mar Rosso.

Nel frattempo Abdel Fattah al-Burhan, presidente del Consiglio sovrano di transizione del Sudan e leader militare del Paese ha sottolineato la fiducia nell’Unione africana (Ua), chiedendo in cambio del reintegro della nazione nell’organizzazione regionale.

Il generale “ha espresso la fiducia del Sudan nell’Unione africana e nelle soluzioni che potrebbe offrire, a condizione che il Sudan tratti l’organizzazione come membro a pieno titolo”, si legge nella dichiarazione seguita all’incontro a Port Sudan con una delegazione del Gruppo di alto livello dell’Ua per la risoluzione del conflitto, guidata da Mohamed Ibn Chambas.

Per al-Burhan la precondizione per la pace nel Paese è il ritiro delle forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) dalle città e dai villaggi occupati. Da parte sua, Ibn Chambas ha sottolineato l’impegno del comitato nel trovare soluzioni alla crisi, sottolineando che ha ascoltato tutte le forze politiche locali.

L’Ua aveva congelato l’adesione del Sudan all’organizzazione dopo che al-Burhan aveva dichiarato lo stato di emergenza il 25 ottobre 2021 e sciolto il Consiglio sovrano e il governo di transizione guidato dall’allora primo ministro Abdalla Hamdok.

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