Sud Sudan | Riflettori puntati sul settore minerario

di Redazione Africa
minerali insanguinati

Un rapporto pubblicato dall’organizzazione statunitense The Sentry avverte dei rischi che potrebbero emergere dal settore minerario non regolamentato in Sud Sudan. Un ambito economico in cui si stanno muovendo con disinvoltura uomini d’affari locali e stranieri con agganci al mondo politico.

Nel suo rapporto dal titolo “Untapped and Unprepared; Dirty Deals Threatens South Sudan’s Mining Sector”, The Sentry sottolinea che se da un lato l’industria mineraria potrebbe diventare il motore per una grande crescita economica, dall’altro lato essa rimane altamente suscettibile di violenta concorrenza, corruzione e cattiva gestione.

«Questi sono gli stessi fattori che hanno colpito il settore petrolifero del Sud Sudan e reso una chimera la pace» si legge nel documento. «Le attività di estrazione illecita stanno infiammando le tensioni nello stato dell’Equatoria orientale, l’esercito detiene interessi nelle licenze di esplorazione e gruppi legati alla politica controllano informalmente i siti di estrazione artigianale».

Secondo The Sentry sono i collegamenti politici i fattori più rischiosi. Il rapporto sostiene che nell’agosto 2016, una società mineraria di proprietà di Winnie Salva Kiir, figlia ventenne del presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, ha ricevuto le sue prime due licenze per esplorare le aree ricche di minerali dell’Equatoria centrale e orientale.

I documenti esaminati da The Sentry indicano che Winnie Salva Kiir è azionista dell’11% di Fortune Minerals, società di proprietà cinese. Non è chiaro quanto Fortune Minerals abbia pagato al governo per le licenze.

[Redazione InfoAfrica]

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