“Alganesh”, un documentario sui profughi al confine tra Etiopia ed Eritrea

di claudia

Oggi vi presentiamo il documentario Netflix “Alganesh”, delle registe Lia e Marianna Beltrami. Una testimonianza che offre una voce alla sopravvivenza dei profughi ai confini tra Etiopia ed Eritrea. Il film ha già vinto 14 premi nei festival internazionali

di Annamaria Gallone

Un documentario insolito è ora programmato da Neflix: ALGANESH, con la regia di Lia e Marianna Beltrami, una testimonianza angosciante sulla sopravvivenza dei profughi ai confini tra Etiopia ed Eritrea. Dopo decenni di guerra, oggi si combatte per sopravvivere, poiché manca tutto: cibo, acqua, i propri cari, la speranza di sopravvivere.

Il sottotitolo di ALGANESH è infatti All’orizzonte una speranza, ma se si guardano le immagini del film, l’orizzonte sembra molto lontano. Ad alimentare questa speranza e soprattutto ad aiutare la sopravvivenza di questa umanità dolente, è una dottoressa italo/eritrea, Alganesh Fessah, in prima linea per accogliere in Etiopia oltre un milione di fuggitivi non solo dall’Eritrea, ma anche dalla Somalia, dal Congo, dal Sud Sudan.  Alganesh non vuole essere considerata un’eroina, ma lo è: ha anche avviato i corridoi umanitari per i casi più disperati, supporta i vari campi, va nelle prigioni egiziane a liberare i prigionieri ed è in prima fila nel Sinai per liberare quelli rapiti e torturati.

Il film è il classico documentario che spesso vediamo prodotto dalle ONG, e questo è il suo limite, ma oltre all’ammirazione per la coraggiosa dottoressa che non demorde di fronte alle situazioni più strazianti, non si può restare indifferenti di fronte alle immagini del campo di prima accoglienza di Endabaguna che accoglie i minori non accompagnati; di quello dei Kunama, dove sono “parcheggiati” coloro che sono perseguitati da sempre, arrivati al campo già 17 anni fa e ora senza nessuna prospettiva; di quello di Mai Ayni  dove i profughi trovano sollievo e qualche speranza nel lavoro dell’associazione Ghandi, sostenuta anche dal Centro Missionario Diocesano di Trento: lì i bambini in età prescolare ricevono un pasto caldo al giorno e assistenza sanitaria, gli anziani vengono a prendere ogni mese una saponetta e una manciata di grani di caffè.

Perché i veri protagonisti di questo documentario le cui belle immagini non potrebbero essere più icastiche, sono gli sguardi smarriti, i sandali sfasciati che hanno percorso centinaia di chilometri in fuga, la miseria delle tendopoli, l’atteggiamento di coloro che cercano di ricuperare in qualche modo la dignità vilipesa.

Una bambina di quattro anni che piange perché vuole la sua mamma non può lasciare indifferenti. Come spiegarle che la sua mamma è in prigione ed è impossibile prevedere quando la potrà rintracciare, se questo mai avverrà?

L’autrice dell’articolo, Annamaria Gallone, tra le massime esperte di cinema africano, terrà a Milano il 16 e 17 Ottobre 2021 il seminario “Schermi d’Africa” dedicato alla cinematografia africana. Per il programma e le iscrizioni clicca qui

Condividi

Altre letture correlate: