L’Africa sommersa dalla plastica

di claudia
inquinamento da plastica

Sono dati allarmanti quelli emersi da un recente rapporto del WWF in merito all’inquinamento da plastica e le sue significative conseguenze ambientali, sanitarie ed economiche. Un impatto sproporzionato del fenomeno coinvolge i paesi a basso reddito, che non possono contare sui mezzi necessari per smaltirli. Un volume di rifiuti che colpisce diversi Paesi africani, tra questi c’è il Kenya, sommerso dalla plastica monouso, anche a causa delle importazioni illegali.

Entro il 2060 in Africa si accumuleranno fino a 116 milioni di tonnellate di rifiuti da plastica all’anno, rispetto ai 18 milioni di tonnellate del 2019, secondo i dati dell’Ocse sul consumo di plastica nel mondo. Cifre spaventose che raccontano un’emergenza ambientale che necessita quanto mai di attenzione. A Nairobi nei giorni scorsi si sono incontrati i vertici mondiali per il terzo round di discussioni sul trattato globale da redigere per affrontare in maniera più efficace il problema dell’inquinamento da plastica.

Ma, una delle maggiori difficoltà, secondo Alex Kubasu, coordinatore del programma per l’iniziativa sull’economia circolare del WWF Kenya, riguarda il fatto che le decisioni relative alla produzione e allo smaltimento della della plastica vengono prese principalmente nelle nazioni più ricche, con un conseguente impatto significativo sui paesi meno ricchi.

Ma come mai i numeri sono sempre in aumento nonostante gli sforzi dei governi nel continente per contenere l’emergenza? Una risposta, secondo l’ong britannica Tearfund, potrebbe essere un aumento di consumo di plastica dato dal miglioramento della vita delel persone e quindi un aumento dei consumi, nell’Africa subsahariana. Un cambiamento che ha colto molti Paesi africani impreparati e, senza gli strumenti necessari, le strutture adeguate per smaltire la plastica, l’accumulo è inevitabile. Il Guardian fa luce sui cosiddetti waste pickers, letteralmente raccoglitori di plastica, che hanno quasi letteralmente nelle mani il problema del riciclo. Non accade solo in Africa. Secondo il Guardian questi raccoglitori raccolgono più della metà della plastica che viene poi riciclata nel mondo. Dei lavoratori invisibili, senza riconoscimento e senza tutele, costantemente a rischio di contrarre malattie a causa della continua esposizione ai rifiuti tossici. Solo il Kenya ne conta 36.000.

Passi avanti significativi si potranno fare, come emerge dal rapporto del WWF, solo quando verranno affrontate tre disuguaglianza strutturali che pesano sui Paesi a basso reddito. Prima di tutto il grado di coinvolgimento: questi paesi hanno un’influenza minima sulle decisioni di produzione della plastica prese principalmente nelle nazioni più ricche. Da non dimenticare le possibilità di gestione di questi rifiuti, mancano spesso strutture e mezzi adeguati di smaltimento. Pesa fortemente, secondo il WWF, la mancanza di un meccanismo che responsabilizzi le aziende e i Paesi che più inquinano o non intervengono per mettere un freno sulla quantità di inquinamento da plastica che producono.

Condividi

Altre letture correlate: