Riflettori puntati sul nuovo Cinema Nigeriano

di claudia

Al Locarno Film Festival 74 ha debuttato il film franco-nigeriano Juju Stories che racconta tre storie di magie ambientate a Lagos, con una sceneggiatura moderna e interessante. Un nuovo cinema d’autore che cerca di offrire una prospettiva dell’Africa diversa, distanziandosi dal modello di Nollywood.

di Annamaria Gallone

Al Locarno film festival 74, in concorso nella sezione internazionale, ha fatto il suo debutto JUJU STORIES, un affascinante film franco nigeriano, insignito del premio “Boccalino d’oro for Best Film.” La Lagos di oggi, megalopoli di 20 milioni di abitanti, è raccontata attraverso tre storie improntate sulla magia, il juju, appunto che sopravvive anche oggi ed è profondamente ancorato alla cultura nigeriana. Potrei raccontarne in prima persona dopo i miei lunghi anni vissuti in Nigeria, ma ciò che risulta più interessante in questo film antologico, è il taglio moderno dell’ambientazione e della sceneggiatura.

La prima storia, Love potion, è scritta e diretta da Michael Omonua e ha come protagonista una donna che decide di usare la magia per trovare il partner ideale. La seconda dal titolo Yam del regista Abba T. Makama, evita il realismo  e scopriamo che la magia tradizionale può tramutare le persone in…Yams!. La terza storia, Suffer the Witch, diretta da C.J. “Fiery” Obasi , svela un’infatuazione che pian piano si trasforma in ossessione quando una collegiale riesce finalmente a farsi notare dalla persona che vorrebbe conquistare. I protagonisti sono tutti giovani moderni che tuttavia soccombono al sortilegio del juju.

I tre registi dichiarano: “Abbiamo sentito l’esigenza di proseguire quello che facciamo come collettivo, ovvero mettere in discussione, e magari offrire una prospettiva alternativa, rispetto a ciò che è considerato la normalità nell’Africa di tutti i giorni”. E ancora si propongono di creare “film di genere come fantasy, fantascienza, horror, crime-movie e insieme spingere e promuovere progetti più indirizzati all’arte”. In pratica un cinema d’autore di qualità legato fortemente alla realtà locale, modernissima, ma ancorata ad una cultura antica.

Juju Stories, infatti, è una delle molteplici produzioni di Surreal16, un collettivo di cineasti che hanno dato il via alla new wave del cinema nigeriano. Il gruppo nasce come movimento rivoluzionario per un cinema che per troppo tempo si è rifatto a modelli esteri, con una scarsa professionalità, ma con enormi guadagni, ribattezzato Nollywood.

Molto significativo a questo proposito è il manifesto che riporta sedici regole intese a cambiare profondamente ciò che è stato fatto finora:

  1. basta film sui matrimoni,
2) basta slapstick comedy nei film,
3) niente commedie romantiche,
4) evitare il melodramma,
5) sono incoraggiati i film di genere,
6) le opere devono contenere elementi surrealisti,
7) i film devono avere una prospettiva africana,
8) non deve esserci alcun tipo di propaganda religiosa,
9) basta censura,
10) niente sequel,
11) basta cliché sugli stregoni,
12) basta al finto accento inglese e/o americano,
13) nessun “gloria a Dio” alla fine dei film,
14) nessun establishing shot sul ponte Lekki,
15) è incoraggiato l’uso dei dialetti locali,
16) stop a personaggi e battute sdolcinate.

Aspettiamo dunque le nuove produzioni che dalla Nigeria molto hanno da raccontare e rinnovare.

L’autrice dell’articolo, Annamaria Gallone, tra le massime esperte di cinema africano, terrà a Milano il 16 e 17 Ottobre 2021 il seminario “Schermi d’Africa” dedicato alla cinematografia africana. Per il programma e le iscrizioni clicca qui

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