Rd Congo, servono più aiuti nell’Est

di claudia

Due giorni dopo l’allarme lanciato dalle Nazioni Unite, Medici senza frontiere (Msf) ha chiesto ieri un aumento “rapido e concreto” degli aiuti umanitari per l’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), “di fronte a una crisi di proporzioni storiche nel Nord Kivu”.

Dalla fine del 2021, questa provincia è stata tormentata dalla ribellione dell’M23 (Movimento del 23 marzo), con combattimenti che hanno allontanato centinaia di migliaia di persone dalle loro case e aggravato una crisi umanitaria cronica.

Lunedì, l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) delle Nazioni Unite ha messo in guardia dalla “violenza galoppante” e dai “crescenti bisogni umanitari” nella regione, dove numerosi gruppi armati operano da quasi 30 anni.

Msf, da parte sua, si riferisce in particolare alla situazione nei campi per sfollati alla periferia di Goma, la capitale della provincia del Nord Kivu, dove “quasi 600.000 persone vivono da mesi in condizioni estremamente precarie, con un accesso inadeguato al cibo ed esposte alla violenza”.

In alcuni siti, l’organizzazione umanitaria afferma di aver “osservato tassi di mortalità e malnutrizione allarmanti”.

“L’entità e la durata degli sfollamenti sono storiche, anche per l’est del Paese. Questo dà un’idea della portata della risposta che deve essere organizzata”, scrive il dottor Guyguy Manangama, responsabile dei programmi di emergenza di Msf, nel comunicato dell’organizzazione medica.

Secondo l’Ocha, 2,8 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case dal marzo 2022 nel Nord Kivu, Sud Kivu e Ituri. Attualmente nella Rdc ci sono 6,3 milioni di sfollati interni, “il numero più alto di tutti i Paesi africani”.

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