Namibia, le foreste di alghe che salvano il pianeta dal surriscaldamento

di claudia

Coltivare alghe giganti in grado di trattenere l’anidride carbonica che riscalda il pianeta: questa l’idea vincente di una start up olandese, messa a punto in Namibia, al largo delle coste di Luderitz, città conosciuta per i diamanti. Ma il vero tesoro di questi luoghi si trova oggi sott’acqua, a circa dieci metri di profondità.

La start up olandese coinvolta in questo progetto a sostegno che protegge la biodiversità e combatte il cambiamento climatico è la Kelp Blue, che ha messo a punto inoltre un metodo per misurare lo stoccaggio del carbonio da parte delle alghe offshore, necessario per generare crediti.

Sul fondale marino si ergono come rami leggeri spinti verso l’alto le alghe brune, esemplari giganti capaci di immagazzinare quanto di più nocivo per il surriscaldamento globale. Grazie alle loro proprietà sono una risorsa capace inoltre di difendere la fauna marina e proteggere la biodiversità degli oceani.

Le alghe sono destinate in parte ad essere lavorate e trasformate in prodotti “verdi”: dai cosmetici agli imballaggi alimentari biodegradabili e ai biostimolanti utilizzati per aumentare i raccolti e la resilienza alla siccità, riporta News.24

Al largo di Luderitz ci sono attualmente due foreste sperimentali di alghe. La start up composta da biologi marini, subacquei e altre professioni legate agli oceani lavora ogni giorno con l’obiettivo di raccogliere regolarmente la parte superiore della chioma di alghe, destinata a prodotti da lavorazione, sperando di arrivare fino a 150 tonnellate annue.

L’impatto positivo di questo progetto non è solo ambientale, ma sociale. La Namibia affronta ogni giorno un grave problema di disoccupazione giovanile, con picchi del 50 per cento. La coltivazione di alghe produce opportunità di lavoro soprattutto per gli esperti in ambito marino che faticano più di altre professioni.

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