Mali, i sabbiatori del Niger

di claudia

In Mali gli uomini si immergono nelle acque del fiume per recuperare dal fondale la sua preziosa sabbia. Il boom edilizio di Bamako ha fatto crescere la domanda e il valore delle sabbie del Niger, provenienti dall’erosione di antichissime rocce, particolarmente adatte all’edilizia. Migliaia di persone si sono lanciate nelle attività di raccolta e di trasporto dei sedimenti fluviali. Ma a fare i veri affari sono gli impresari dei cantieri e gli speculatori del mercato immobiliare

di Marco Trovato – foto di Michele Cattani / Afp

Dall’alto, la piccola flotta sembra un’astronave spaziale, una di quelle navicelle dall’aspetto mutevole che si vedono nei film di fantascienza. Avvicinandosi, il convoglio di barche assume le sembianze di una colonia di tartarughe capovolte, un groviglio di testuggini inermi con la testa in giù e gli scudi dorsali che galleggiano nell’acqua torbida.
Siamo nei pressi di Kangaba, nel Mali sud-occidentale, a un centinaio di chilometri dalla capitale Bamako. Qui si spingono con le loro chiatte gli “scavatori del Niger”, uomini dal fisico possente, scolpito dalla fatica di un lavoro che nelle famiglie si tramanda da generazioni. Ogni giorno si immergono ripetutamente a due-tre metri di profondità fino a toccare il fondale melmoso dove prelevano a mani nude la preziosa sabbia del fiume. Sabbia richiestissima dai cantieri che fioriscono in ogni dove a Bamako, città di tre milioni di abitanti alle prese con un impressionante boom edilizio che pare non conoscere sosta. La popolazione è raddoppiata negli ultimi dieci anni, complice la crescita demografica del Paese (+3% annuo) e la persistente situazione di insicurezza e instabilità che flagella vaste regioni periferiche del Mali. La corsa al mattone ha fatto esplodere la richiesta di sabbia. E la regione di Koulikoro è diventata la miniera più sfruttata dalle “draghe” umane che prelevano i sedimenti fluviali usati per la produzione dei laterizi.

Giunti a Bamako, nei pressi del porto fluviale di Kalaban-Coro, il prezioso carico viene scaricato da una moltitudine impressionante di donne che spostano catini pieni di sabbia dalle barche ai camion delle imprese edili (per un compenso giornaliero di circa un euro e mezzo)

Un fiume audace
Il Niger, principale fiume dell’Africa occidentale, è audace e anticonvenzionale. Nasce nei Monti Loma al confine tra Guinea e Sierra Leone, a non più di duecentocinquanta chilometri di distanza dall’Oceano Atlantico. Potrebbe emulare il fiume Sewa, che nasce sulla stessa catena montuosa, non lontano dalle sue sorgenti, scendendo in direzione sud-ovest lungo i pendii scoscesi e ammantati dalla folta vegetazione che degradano velocemente verso il mare. Invece il Niger decide di complicarsi la vita e, contrariamente alla logica, punta nella direzione opposta, a nord-est: s’incunea nelle aride distese del Sahel, sembra quasi voler sfidare l’immenso deserto del Sahara. Solo alle porte di Timbuctu, forse intimorito dalle dune che avvolgono la mitica città-oasi, il fiume torna sui suoi passi, vira verso est e all’altezza della città di Gao curva sempre più a sud, disegnando un ampio arco che attraversa Niger e Nigeria e termina nel Golfo di Guinea.
Ogni anno il Niger e il suo maggiore tributario, il Bani, immettono 70 miliardi di metri cubi di acqua, ma solo una metà giunge fino a Timbuctu: l’altra metà si perde a causa dell’evaporazione e dell’assorbimento del suolo saheliano, che sembra funzionare come una spugna, specie in prossimità del Delta interno del fiume, sopra la città di Mopti.

Gli scavatori possono viaggiare per più di 100 chilometri da Bamako per raggiungere il sito di estrazione, dove si tuffano nel fiume per riempire i secchi

Terre antiche
Lo strano boomerang disegnato dal Niger per secoli ha rappresentano un enigma per i geografi. I Romani pensavano che il fiume fosse parte del Nilo, teoria ripresa da Ibn Battuta (il più grande esploratore del mondo arabo), mentre gli europei fino al XVII secolo ritenevano che scorresse verso ovest confluendo del fiume Senegal (il primo a risalire il corso del Niger fu l’esploratore scozzese Mungo Park, che svelò la geografia del fiume nel suo libro Viaggi all’interno dell’Africa). Nel suo tortuoso percorso lungo 4.200 chilometri, il fiume trasporta enormi quantità di sedimenti. Sono sabbie ricche di ferro e alluminio frutto di lunghi processi di erosione che interessano una delle aree più antiche della superficie della Terra: i monti da cui sgorga il Niger, infatti, fanno parte della grande formazione precambriana del cratone dell’Africa occidentale risalente a quattro miliardi di anni fa. Le sabbie sedimentarie, provenienti dall’erosione di antichissime rocce, sono poco nutritive (a differenza di quelle trasportate dal Nilo che proviene da altipiani vulcanici più recenti e che trasporta grandi quantità di argille e di limo), ma particolarmente fini, pure, adatte alla lavorazione edilizia.

Gli affari dei mattoni
All’inizio del suo corso, il fiume ha un aspetto limpido perché trasporta essenzialmente minuscoli frammenti di minerali e rocce preistoriche polverizzate. Migliaia di raccoglitori di sabbia si tuffano nelle acque per riempire i loro secchi. Prelevano la rena con le mani dal fondo del fiume. Quindi ribaltano il contenuto nelle barche, ciascuna delle quali può trasportare fino a 10 tonnellate di sabbia per un valore di 50.000 franchi Cfa (circa 75 euro). Ogni spedizione coinvolge in genere una dozzina di imbarcazioni che, giunte nella zona di estrazione, vengono ormeggiate tra loro per consolidare l’equilibrio, minacciato dalle correnti fluviali e dai periodici temporali. Quando la capienza massima viene raggiunta, ovvero quando gli scafi appesantiti galleggiano a filo d’acqua, le imbarcazioni fanno ritorno verso la capitale.
Dopo tre giorni di lavoro, le chiatte fanno ritorno a Bamako: approdano nei pressi del porto di Kalaban-Coro, dove il prezioso carico viene trasbordato a forza di braccia da una moltitudine impressionante di donne che con il loro incessante andirivieni su traballanti passerelle spostano catini pieni di sabbia dalle barche ai camion delle imprese edili. Il compenso giornaliero per i raccoglitori oscilla sui 4.000 franchi Cfa (circa 6 euro), per le scaricatrici di Bamako la tariffa non supera i 1.000 (un euro e mezzo). I veri affari li fanno gli impresari dei cantieri e gli speculatori del mercato immobiliare, che trasformano i mucchi di sabbia del Niger in montagne di soldi.

Un raccoglitore ribalta il secchio appena riempito in una barca che può trasportare fino a 10 tonnellate di sabbia (il carico ha un valore di 50.000 franchi Cfa, circa 75 euro)

Questo articolo è uscito sul numero 5/2021 della Rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop

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