Le marocchine in piazza per dire «no» alla poligamia

di Enrico Casale
donne marocchine

«Basta con la poligamia». Nei giorni scorsi le marocchine sono scese in strada per gridarlo forte. Per farlo sentire a tutti. Soprattutto ai membri del Parlamento. Le donne non ne possono più di questo istituto che le umilia. Ne chiedono l’abolizione completa.

In Marocco, il codice della famiglia approvato nel 2004 ha limitato fortemente il ricorso alla poligamia. Le norme prevedono che un uomo possa sposare più donne ma solo se c’è l’autorizzazione di un giudice che ha preso atto che la prima moglie ha acconsentito al nuovo matrimonio e che l’uomo ha un reddito sufficiente per mantenere entrambe le famiglie. Ma alle donne marocchine questo non basta più. Esse ritengono che la poligamia leda i loro diritti. Per questo ne chiedono l’abolizione anche se è lo stesso Corano all’uomo la possibilità di sposare fino a quattro donne.

In tutto il Nord Africa, i movimenti femministi contestano con forza questa antichissima pratica. In Algeria, Egitto e Marocco la contestazione è sempre più forte e in molte donne chiedono che i loro Paesi seguano l’esempio della Tunisia che non solo la abolì nel 1956 e ma la punisce con pene severe.

Tornando al Marocco, le donne sono scese in strada anche per chiedere una maggiore parità con gli uomini. Nel 2011 il re del Marocco ha approvato una nuova Costituzione, che all’articolo 19 sancisce la piena uguaglianza tra i sessi e la parità dei diritti politici, sociali ed economici. Belle parole, ma rimaste sulla carta.

«Le donne marocchine vengono costantemente discriminate ed emarginate. Nonostante la Costituzione sancisca la parità tra uomini e donne, le donne sono escluse da diversi settori», ha dichiarato Yasmin Wardi, sociologa marocchina, al quotidiano «al Arabiya».

In ambito lavorativo, le donne hanno stipendi più bassi rispetto agli uomini. Anche le donne istruite non ottengono mai posizioni di rilievo. In tema di successioni, alle donne in Marocco attualmente spettano per legge quote minori rispetto agli uomini.

Secondo le femministe è quindi ora di rendere effettive ed efficaci le parole pronunciate dal re Mohammed VI in occasione dell’approvazione del nuovo codice di famiglia: «Come si può sperare di assicurare progresso e prosperità a una società quando le sue donne, che ne costituiscono la metà, vedono negati i loro diritti e subiscono ingiustizie, violenza e marginalizzazione, a scapito del diritto alla dignità e all’equità che conferisce loro la nostra sacra religione?».

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