«L’Africa può essere un gioco»

di claudia

di Claudia Volonterio

Teddy Kossoko, informatico della Repubblica Centrafricana, è creatore di videogames «orgogliosamente africani». Ha fondato una casa di produzione di videogiochi per smartphone ambientati in Africa che hanno per protagonisti celebrità del continente. Stanno riscuotendo grande successo. «Sono fuggito da un Paese in guerra, ma voglio fornire ai giovani africani modelli positivi a cui ispirarsi e in cui riconoscersi»

Il primo videogioco, Kissoro Tribal, l’ha ideato quando ancora studiava ingegneria informatica all’Università di Bangui. È un gioco di strategia che sembra ispirarsi per metà al Mancala (gioco da tavolo della tradizione africana) e per metà al Risiko. Obiettivo dei giocatori è spostare le proprie pedine per conquistare il territorio e raggiungere un fiume ricco di risorse minerarie conteso da gruppi armati. «Una metafora di ciò che accade realmente nel mio Paese». Teddy Kossoko, 27 anni, programmatore, mente creativa, nove anni fa è fuggito in Francia, all’indomani dello scoppio della guerra civile che tuttora imperversa nella Repubblica Centrafricana.

«Quando sono arrivato a Tolosa», racconta, «mi sono reso conto che, dell’Africa, solo le tragedie fanno notizia in Europa: conflitti e crisi umanitarie. Per cambiare lo sguardo della gente ho pensato di usare il linguaggio che conosco, quello informatico, per creare giochi che restituissero all’Africa la dignità che le spetta», spiega Teddy. Nel 2018 ha fondato la casa di produzione Masseka Games Studio. Oggi vi lavorano otto collaboratori – programmatori, sceneggiatori e grafici – impegnati a realizzare avvincenti giochi per smartphone (disponibili su Play Store e App Store) dove l’Africa è protagonista assoluta. Il primo grande successo è arrivato con La leggenda di Mulu, scaricato da decine di migliaia di appassionati in ogni parte del mondo. Scopo del gioco è aiutare una bambina, di nome Mulu, a intraprendere un lungo e faticoso viaggio nei territori abitati da popolazioni a lei sconosciute – Masai, Tuareg e Pigmei – da cui trae preziosi insegnamenti per affrontare le sfide e i pericoli della vita.

Tutti i giochi prodotti dalla Masseka Games Studio sono ambientati nel continente africano – di oggi e del passato – e offrono la possibilità di conoscere e apprezzare culture e storie millenarie. «È un patrimonio enorme, ignorato dagli stessi ragazzi africani», commenta Teddy. «Le storie che prendono vita sugli schermi dei loro cellulari sono uno strumento per promuovere l’autoconsapevolezza delle proprie origini. Dobbiamo insegnare ai figli dell’Africa ad amarsi, ad apprezzare sé stessi. Dobbiamo decostruire l’immaginario di popoli poveri e perdenti che è stato inculcato nelle loro teste».

I giochi sono animati da avatar di eroi ed eroine africane, come la cantante sudafricana Miriam Makeba, il leader burkinabè Thomas Sankara, il calciatore George Weah (il Pallone d’Oro liberiano è protagonista dell’ultimo gioco di successo: Golden Georges). «Forniamo modelli positivi a cui ispirarsi e in cui riconoscersi». Oggi il mercato globale dei videogiochi per smartphone vale cento miliardi di dollari. In Africa il potenziale è enorme ma non ancora sufficientemente sfruttato. Settecento milioni di giovani africani possiedono uno smartphone e, malgrado i problemi di connessione (sia per la qualità delle reti mobili – quelle di ultima generazione sono poco diffuse – che per il costo degli abbonamenti: tra i più cari al mondo), le nazioni subsahariane sono quelle che vantano la maggiore crescita al mondo di giocatori da smartphone. Il paradosso è che i giochi africani sono ancora esigui.Teddy Kossoko ha aperto la strada a migliaia di sviluppatori. «Per me, il futuro di questo settore, e non solo di questo settore, è in Africa».

Non solo cellulari. Il progetto di punta della Masseka Games è attualmente un videogioco per console e Pc. Creare giochi per un continente tanto grande e poliedrico è un impegno e una sfida. «Ciò che funziona per il Congo potrebbe non funzionare per il Kenya, e quello che funziona in Kenya potrebbe non funzionare in Sudafrica», sottolinea l’informatico. «Ma il continente è il nuovo Eldorado per i programmatori. E sono fermamente determinato a conquistare questo promettente mercato. Puntiamo ai 5 milioni di fatturato l’anno. Certo servono investimenti. Ma le competenze e la fantasia non mancano. Vedrete cosa sapremo inventare. Vi stupiremo».

Questo articolo è uscito sul numero 4/2022 della rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop.

Condividi

Altre letture correlate: