Rd Congo: massacro a Kishishe, l’Onu conferma l’uccisione di 131 civili

di claudia

Un’indagine preliminare delle Nazioni Unite ha confermato ieri che i ribelli dell’M23 (Movimento del 23 marzo) hanno ucciso almeno 131 civili in rappresaglie contro la popolazione civile il 29 e 30 novembre a Kishishe e Bambo, due villaggi nel territorio di Rutshuru, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Le autorità congolesi avevano nei giorni scorsi stimato in 272 il numero delle vittime.

L’indagine preliminare è stata condotta dall’Ufficio congiunto delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unjhro) e dalla Missione di stabilizzazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (Monusco), secondo cui le 131 vittime comprendono “102 uomini, 17 donne e 12 bambini”.

Secondo una dichiarazione degli inquirenti ripresa dai media locali, la squadra investigativa preliminare ha intervistato 52 vittime e testimoni diretti, oltre a varie altre fonti che riferiscono che “dalla sera del 29 novembre e per tutta la giornata del 30 novembre, membri dell’M23 hanno attaccato i villaggi di Kishishe e Bambo, nella provincia del Nord Kivu, sfondando porte, sparando sui civili, saccheggiando proprietà e bruciando case”.

Le vittime sono state “giustiziate arbitrariamente con proiettili o con armi da taglio”. Otto persone sono state ferite da colpi d’arma da fuoco e altre 60 sono state rapite. Almeno 22 donne e cinque ragazze sono state violentate”, si legge nella dichiarazione.

Gli investigatori affermano che le violenze sono state commesse come parte di una campagna di “uccisioni, stupri, rapimenti e saccheggi contro questi due villaggi nel territorio di Rutshuru, come rappresaglia per gli scontri tra l’M23 e le Forces Démocratiques de Libération du Rwanda (FDLR – FOCA) e i gruppi armati Mai Mai Mazembe e Nyatura Coalition des Mouvements pour le Changement”.

I testimoni hanno anche detto che alla maggior parte dei sopravvissuti l’M23 ha impedito di lasciare i villaggi saccheggiati. “Gli elementi dell’M23 avrebbero seppellito i corpi delle vittime stesse, in quello che potrebbe essere un tentativo di distruggere le prove”, hanno detto gli investigatori. Hanno spiegato di non avere accesso alle due località “per il momento controllate dall’M23” e dato il “rischio elevato di rappresaglie contro le vittime e i testimoni ancora presenti nella zona”.

Le indagini sono state condotte nella località di Rwindi (20 km da Kishishe), dove si trova una base della Monusco e dove le vittime e i testimoni si sono rifugiati dopo gli incidenti. Gli investigatori, che dicono di volersi recare “il prima possibile” a Kishishe e Bambo, avvertono che l’esito delle indagini “potrebbe cambiare”.

La missione Onu ha condannato “con la massima fermezza l’indicibile violenza” contro i civili e ha chiesto “un accesso illimitato alla scena degli eventi e alle vittime per l’assistenza umanitaria d’emergenza”. Chiede inoltre la “fine immediata” delle violenze contro i civili. Le autorità congolesi hanno aperto un procedimento legale contro gli autori di queste violazioni. I ribelli dell’M23 hanno negato i fatti all’inizio di dicembre, ritenendoli “immaginari”.

L’M23 è un’ex ribellione che è stata sconfitta nel 2013, ma ha ripreso le armi alla fine del 2021, accusando Kinshasa di non aver rispettato gli accordi di pace. 

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