La musica come riscatto

di claudia

di Claudia Volonterio

Sono ancora troppo poche le storie di migranti che riescono, dopo aver superato l’Odissea del Mediterraneo e della prigionia nelle carceri libiche, a costruirsi mattone dopo mattone una vita di successo in Italia. Ma, fortunatamente, queste storie ci sono. E’ cominciata proprio così, nel 2015, quella di Chris Obehi, nigeriano, classe 1998. Oggi è un musicista di successo ed è riuscito a tornare nel suo Paese per girare un documentario che parla proprio di lui e di un sogno diventato realtà.

Chirs Obehi, all’anagrafe Christopher Goddey, oggi ha ventiquattro anni, ma ne aveva solo diciassette quando, come molti altri giovani, ha dovuto lasciare il suo Paese per sfuggire alla furia di Boko Haram. Di quell’esperienza atroce porta i segni indelebili della paura e della morte che ha vissuto da vicino, sia in mare che nel periodo di prigionia in Libia, dove ha lavorato per qualche mese nel tentativo di mettere da parte i soldi necessari alla traversata in mare, verso l’Italia, per poi trovarsi come tanti coetanei a vivere da prigioniero l’inferno delle carceri, dalle quali è riuscito a fuggire. La Sicilia e in particolare Palermo, lo hanno accolto ed è proprio qui che ha cominciato a scriversi il destino musicale di Chirs. Come racconta il giornale “La voce di New York”, il giovane nigeriano è rimasto colpito da alcune musiche tipiche della tradizione siciliana, tanto da trovare un modo per farle “sue”. Il sogno di fare musica ha fatto parte di lui fin da bambino, in Nigeria suonava il pianoforte e il basso. Arrivato a Palermo ha ricominciato con la chitarra, imparandola da autodidatta. Proprio intonando una tra le più celebri canzoni della tradizione siciliana, “Cu ti lu dissi (“Chi te l’ha detto?”) di Rosa Balistreri al mercato di Ballarò a Palermo, ha colpito l’attenzione di un produttore musicale, Fabio Rizzo della 800A Records, stupito nel sentire questa canzone intonata da un ragazzo africano.

Nel 2020 Chris firma il suo primo contratto e incide l’album, “Obehi”, composto da nove brani inediti e la sua versione tra l’inglese, l’italiano e il dialetto siculo di “Cu ti lu dissi”. La sua cifra stilistica spazia molto tra il pop, il folk e il raggae cantato ma si sta sempre più consolidando nel solco dell’afrobeat.

Nel novembre 2021 è tornato in Nigeria per la prima volta da quando era partito. Ha avvertito l’entusiasmo e l’orgoglio dei concittadini di Warri, che lo hanno accolto come un eroe. Tornare nel suo Paese ha significato molto per lui, partito con la voglia di riabbracciare i suoi cari e la sua terra, con in tasca la consapevolezza di voler raccontare e trasmettere la bellezza culturale della sua Nigeria e della musica a cui si è ispirato. Nei mesi scorsi ha infatti girato un documentario “Back to Motherland“, con il sostegno dei proventi raccolti con il crowfunding della piattaforma Produzioni dal Basso. Nel film, presto disponibile, Chirs racconta la sua storia e porta il suo pubblico alla scoperta dei templi sacri della musica nigeriana, come il celebre MOCA, sulle tracce del re dell’afrobeat, Fela Kuti.

Il giovane musicista è molto attivo sui social, che hanno contribuito a far arrivare le sue canzoni al grande pubblico. La sua fama sta crescendo nell’ultimo periodo, anche grazie all’attenzione ricevuta dai grandi media internazionali. Ma, ciò che più vibra nel suo cuore non ha a che fare con la celebrità. Il suo sogno realizzato porta il bagaglio della consapevolezza di quanto poco scontato fosse riuscire a farcela. Da migrante che è arrivato dal mare ha riscritto il suo futuro diventando un professionista e il meglio, forse, deve ancora arrivare. Nel 2020 ha vinto il premio Rosa Balestrieri e Alberto Favara e ha ottenuto la Targa SIAE Giovane Autore a Musica contro le Mafie. All’inizio dell’estate è uscito il suo nuovo singolo, Mami Wata.

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