In Africa si fanno troppi figli? 

di claudia

Giornata Mondiale della Contraccezione. “Anche le donne africane devono avere il diritto di scegliere il proprio futuro”, sostiene Amref, la più importante organizzazione sanitaria del continente, che invita a guardare con maggiore attenzione le dinamiche demografiche nel continente

Il 26 settembre si celebra la Giornata Mondiale della Contraccezione, un’occasione per riflettere sull’importanza dell’educazione alla salute sessuale e riproduttiva, per la salute delle donne ed il benessere delle comunità. 

Nel 2022 la popolazione mondiale ha raggiunto gli 8 miliardi, con un miliardo aggiunto solo negli ultimi 12 anni. Sebbene questa crescita sia  il risultato di miglioramenti nell’assistenza sanitaria, nella nutrizione e nella scienza medica, non è uniforme in tutto il mondo: mentre nei Paesi ad alto reddito la fertilità è in declino, molti Paesi a basso reddito hanno tassi di natalità significativamente più alti.

In Africa, ad esempio, la situazione demografica richiede attenzione: molti Paesi africani registrano alti tassi di natalità con una media di oltre 4 figli per donna.  Questo fenomeno, dovuto sia a fattori culturali che alla mancanza di risorse per l’educazione alla salute sessuale e riproduttiva,  può mettere a dura prova le disponibilità limitate delle comunità, influendo sulla sicurezza alimentare, sull’accesso all’istruzione e sulla salute delle madri e dei neonati.

Ne è un esempio l’Etiopia, che  ha visto la sua popolazione passare dai circa 22 milioni di abitanti degli anni ‘60 agli oltre 122 milioni di oggi. Il tasso di fecondità del Paese si aggira sui 4,6 figli nati vivi per donna, contro 1,53 della Ue e gli 1,24 dell’Italia. L’Etiopia soffre di uno dei tassi di mortalità materni più alti al mondo  (412 donne decedute ogni 100mila nati vivi),  quasi il doppio della media globale.

«Non è “solo” una questione demografica. È una questione di salute e di diritto delle donne a scegliere sul proprio corpo» spiega il Professor Sileshi Garoma , esperto di Salute Pubblica del Ministero della Salute Etiope, e consulente del Progetto Reset Plus II di Amref.

L’aumento della popolazione è inoltre ritenuto un freno allo sviluppo a lungo termine, visto che il boom demografico accresce il fabbisogno di risorse, rallentando gli sforzi per eradicare povertà e disuguaglianze. La teoria si cala nella quotidianità di famiglie che non possono permettersi il sostentamento di nuclei troppo numerosi, favorendo fenomeni come la malnutrizione infantile.

Nel 2023 oltre un bambino su 5  in Etiopia è sottopeso e quasi il 37% rischia il blocco della crescita. L’aggravarsi della crisi climatica può acuire la portata della crisi alimentare, penalizzando un settore agricolo che dà sostentamento a oltre l’’80% della popolazione.

“La cultura tradizionale, particolarmente radicata nelle zone rurali, favorisce una certa resistenza alla pianificazione familiare. L’obiettivo del Governo etiope grazie alla collaborazione di partner come Amref” prosegue il Prof. Sileshi “è di puntare sulle donne e sui giovani per garantire la diffusione di informazioni e buone pratiche.

Un utile ed innovativo strumento è l’app Yenetab: un servizio chatbot che aiuta i giovani in Etiopia a ottenere risposte alle domande importanti sulla salute sessuale e riproduttiva, con quiz e dettagli dei contatti di emergenza, che funziona anche offline.

Amref, con il  Progetto Reset Plus II, lavora al fianco del Governo per promuovere in diverse regioni del Paese il diritto alla salute riproduttiva e sessuale di giovani donne e uomini: una rete di attività capillari che coinvolgono le comunità locali, in particolare i giovani,  come protagoniste ed agenti del cambiamento.

Per arginare lo stigma e l’imbarazzo legato al tema della sessualità e della salute riproduttiva, la sensibilizzazione avviene già nelle scuole, dove gruppi di giovani ragazze e ragazzi vengono formati in materia diventando a loro volta  un punto di riferimento tra i loro coetanei. Il “Club degli studenti” della scuola di Dimtu nella regione rurale del Wolayta ne rappresenta un esempio: “Le informazioni che riceviamo stanno cambiando il nostro modo di pensare” afferma Samrawit, studentessa di 16 anni. “E’  importante insistere su certi temi e diffondere ciò che impariamo anche a casa, in famiglia e nei nostri villaggi, dove la mentalità non è spesso così aperta” aggiunge Daniel, 18 anni.

Grazie alla creazione di  “Menstrual Hygiene Management Rooms” nelle scuole, le ragazze possono riposare in caso di necessità durante i giorni del ciclo mestruale e ricevere le informazioni in materia e gli assorbenti.

Nelle aree rurali gli “Health Centers” rappresentano il punto di riferimento per i servizi sanitari di base: qui uno sportello dedicato alla pianificazione familiare fornisce assistenza alla contraccezione sicura e accesso ai servizi ginecologici in base alle necessità. 

Tramite la formazione degli operatori di comunità ed il coinvolgimento attivo dei leader politici e religiosi, i giovani in età riproduttiva sono sempre più consapevoli dei rischi legati alle gravidanze precoci e ai rapporti non protetti.  

Lo scambio di informazioni tra pari è un modello efficace di divulgazione e sensibilizzazione su temi legati all’intimità, spesso ritenuti privati ed imbarazzanti. Per questo motivo all’interno degli Health Centers è presente una sala ricreativa dedicata ai giovani: un luogo di aggregazione ed intrattenimento dove passare il tempo libero e confrontarsi su temi cruciali in età di sviluppo. 

Sebbene il successo di questo tipo di attività stia già dando dei tangibili risultati, gravidanze e matrimoni precoci rimangono un problema evidente, soprattutto nelle zone più remote, dove l’accesso ai servizi è più limitato. Proprio per far fronte a questa difficoltà, il Progetto Reset Plus II prevede l’organizzazione dei “Bazaar della Salute” itineranti: organizzati con cadenza trimestrale nei diversi villaggi, prevedono l’istallazione di un tendone – clinica dove vengono offerte consulenze e visite, mentre all’esterno musica e danze coinvolgono ed invitano le comunità a partecipare all’evento. 

Come spiega Mikire Tegiro, ostetrica ed operatrice di Amref “E’ un’occasione per condividere momenti di allegria e allo stesso tempo garantire cure ed avvicinare le persone a servizi essenziali spesso preclusi. Visitiamo molte ragazze con i loro bambini di cui monitoriamo la crescita, e offriamo loro le diverse opzioni sulla pianificazione familiare. Molte di loro hanno subito gravidanze senza possibilità di scelta, per questo è fondamentale il nostro lavoro, per offrire loro tutte le alternative a cui hanno diritto.”

Amref lavora instancabilmente al fianco dei Governi e delle comunità africane per promuovere la contraccezione come un diritto fondamentale che non solo migliora la salute, ma anche le opportunità di lavoro e l’accesso all’educazione.

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