Il giorno più buio dell’Eritrea

di claudia

Oggi è un anniversario amaro per l’Eritrea. Vent’anni fa il presidente Afewerki, eroe della guerra di liberazione, fece imprigionare e sparire i suoi compagni di lotta, facendo precipitare il Paese in una spietata dittatura che dura tutt’oggi. Il ricordo di Andrea Semplici, che da reporter aveva raccontato e ammirato la lotta di liberazione Eritrea, prima che i suoi ideali venissero traditi.

All’alba del 18 settembre di venti anni fa, soldati delle forze di sicurezza eritrea circondarono le case di ministri, politici, giornalisti, militanti, editori di giornali. Isaias Afewerki, presidente dell’Eritrea, aveva ordinato l’arresto dei suoi vecchi compagni di lotta, il gruppo allora conosciuto come G-15. Avevano pubblicamente denunciato l’assenza di democrazia nel loro Paese: chiedevano elezioni e l’entrata in vigore della Costituzione.

Isaias Afewerki, Presidente dell'Eritrea
Isaias Afewerki

Quella notte scomparvero Dawitt, Petros, Duru’e, Ogbe, Amanuel, Fesseha, Seyoum, Moahmmoud…da allora nessuno li ha più visti, le sole notizie trapelate dal carcere in cui sono stati seppelliti raccontavano della morte di alcuni di loro. 

Afewerki non scelse un giorno a caso per farli sparire. Una settimana prima erano state abbattute, a New York, le Twin Towers. Il mondo non poteva avere alcuna attenzione di quanto accadeva in un piccolo Paese africano. 

Venti anni dopo, Afewerki è ancora al potere, il suo esercito ha combattuto, con ferocia, nella guerra civile fra il Tigray e l’esercito regolare etiopico. Il Corno d’Africa, con l’indipendenza dell’Eritrea, aveva sperato nella pace. Non è stato così. 
Non dimentichiamoci di questi uomini e di queste donne che credevano in una Eritrea libera.
(Andrea Semplici)

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