Burundi, riconosciuto il genocidio contro gli hutu del 1972

di claudia
genocidio in ruanda

Hanno costituito un crimine di “genocidio” le massicce violazioni dei diritti umani commesse in Burundi contro i burundesi di etnia bahutu nel 1972 e 1973. Lo ha riconosciuto ufficialmente la Commissione verità e riconciliazione (Cvr) del Burundi, durante la presentazione del suo rapporto parziale 2021 davanti al parlamento riunito, presso il palazzo dei congressi di Kigobe, nell’ex capitale Bujumbura.

Pierre Claver Ndayicariye, il presidente della Commissione verità e riconciliazione, nel leggere il riassunto del voluminoso rapporto, ha precisato che “le violazioni gravi, massicce e sistematiche dei diritti umani che hanno preso di mira la maggioranza hutu nel 1972 e nel 1973” erano state “pianificate” a monte dal potere del presidente Michel Micombero, esponente della minoranza tutsi. Ha aggiunto che sono seguiti crimini contro l’umanità costati anche la vita ad alcuni membri dell’etnia batutsi (tutsi). In questi omicidi mirati principalmente di bahutu, la Crv  afferma che i servizi statali erano molto attivi, compresi i funzionari militari, l’amministrazione, il partito Uprona e il suo movimento integrato Jrr. Gli elenchi delle persone da uccidere erano prestabiliti. Le massicce uccisioni di membri della comunità hutu sono state seguite dal furto di proprietà come case, veicoli, conti bancari ecc. Vedove e orfani cacciati dalle loro case si sono ritrovati indigenti e costretti a vivere in povertà.

Il partito Uprona ha preso atto della relazione sullo stato di avanzamento presentata al Parlamento del questo 20 dicembre e “respinge le accuse ingiuste che gli sono state mosse nei suoi confronti, come uno degli sponsor di queste uccisioni”, si legge sulla pagina twitter del partito, a maggioranza tutsi. L’Uprona chiede inoltre alla Cvr di approfondire le indagini in modo che la verità venga alla luce e che l’Urona sia riabilitato nella direzione della riconciliazione, perché ha perso la maggior parte dei suoi membri.

Le conclusioni di questo rapporto erano molto attese dai burundesi, in maggioranza hutu, l’etnia oggi al potere. Creata nel 2014, la Cvr del Burundi ha avuto il compito di indagare sui crimini commessi in questo Paese dalla Conferenza di Berlino del 1885 fino alla fine della guerra civile nel 2008. La Commissione ha tuttavia concentrato le sue indagini su questo periodo buio di quasi cinquant’anni fa.

Secondo Ndayicariye, la Crv ha ascoltato circa 900 testimoni, compresi i presunti responsabili di questi massacri, ha riesumato i resti di quasi 20.000 vittime in circa 200 fosse comuni, e studiato migliaia di documenti relativi a questo periodo. Rimane ancora incompiuta l’identificazione di tutte le vittime.

Alcune fonti stimano il numero delle vittime del 1972-73 da 150.000 a 300.000.

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