Bombe a grappolo e vittime civili, il prezzo pagato da Somalia e Sud Sudan

di claudia

di Maria Scaffidi

Per la prima volta dal 2010, da quando viene pubblicato il rapporto annuale di monitoraggio della Convenzione sulle Munizioni Cluster (Ccm), le vittime di munizioni a grappolo sono aumentate. Il rapporto, che sarà presentato a Ginevra, traccia i progressi e le battute d’arresto nell’eradicazione delle munizioni a grappolo concentrandosi sull’anno 2022 con informazioni fino ad agosto 2023. Si tratta della 14ma edizione del monitoraggio condotto dalla Cluster Munition Coalition (Cmc) sulle munizioni a grappolo. Il rapporto verrà poi distribuito in occasione dell’11ma Riunione degli Stati Parte della Ccm che si svolgerà alle Nazioni Unite di Ginevra dall’11 al 14 settembre.

Il rapporto – si legge in un comunicato della Campagna italiana contro le mine – riporta un allarmante aumento del numero dei civili uccisi e feriti da munizioni a grappolo nell’ultimo anno. Nel 2022 sono state registrate 1172 nuove vittime in otto paesi (Azerbaigian, Iraq, Laos, Libano, Myanmar, Siria, Ucraina e Yemen) e questo rappresenta il numero più alto di persone uccise e ferite dalle munizioni a grappolo che il Cluster Munition Monitor abbia mai registrato da quando ha iniziato ad uscire nel 2010.

Del totale delle vittime, 987 sono state causate da attacchi con munizioni a grappolo, con il numero maggiore registrato in Ucraina (890 vittime nella stragrande maggioranza civili), le altre in Siria ed in Myanmar. Nel 2021 non sono state registrate nuove vittime da attacchi con bombe a grappolo da nessuna parte del mondo, tutte le vittime erano dovute a residuati di munizioni cluster.

Nel 2022 le vittime provocate da residuati di munizioni cluster sono state 185, in aumento rispetto alle 149 del 2021. Secondo quanto riportato nel Monitor i civili rappresentano il 95% delle vittime registrate, di cui il 71% sono bambini.

Le bombe cluster sono state ripetutamente utilizzate dalla Russia in Ucraina sin dal mese di febbraio 2022, anche l’Ucraina ha fatto ricorso a queste armi anche se in misura minore, si legge nel comunicato. Nel corso dell’anno di riferimento del Monitor anche le forze governative in Siria ed in Myanmar hanno fatto uso di munizioni cluster.

Nessuno di questi paesi ha aderito alla Convenzione sulle Munizioni Cluster, che ad oggi conta 112 Stati Parte e 12 firmatari. L’ultimo Paese ad aderire alla Convenzione è stato il Sud Sudan ad agosto 2023, mentre la Nigeria ha ratificato a febbraio 2023.

In Africa i contesti più difficili sono in Somalia e Sud Sudan. In Somalia sono in particolare le carenze del sistema sanitario ad aggravare un quadro reso pesante dall’uso di ordigni in diverse zone del Paese. Discorso non dissimile per il Sud Sudan: ultimo in ordine di tempo ad aver aderito alla Convenzione, il Sud Sudan viene da anni di conflitti interni che non hanno consentito la costruzione di un sistema sanitario e riabilitativo; così ad oggi, sono ancora le Ong ad essere respinsabii per l’80% dei servizi sanitari nel Paese. 

“Il crescente numero delle vittime provocate da questi ordigni, i nuovi usi registrati unitamente al trasferimento ci richiamano ad una ferma condanna per qualsiasi uso da parte di chiunque ed in qualunque circostanza di queste armi” ha detto Giuseppe Schiavello Direttore della Campagna Italiana contro le mine. “La contaminazione prodotta da residuati di munizioni a grappolo, e ad oggi abbiamo 29 paesi e aree contaminati o sospettati di esserlo, ostacola l’assistenza umanitaria e l’accesso a servizi essenziali, impedisce lo sviluppo socio-economico così come l’accesso ai terreni agricoli e soprattutto rappresenta una minaccia costante per la popolazione civile durante e dopo il conflitto” ha aggiunto Schiavello ricordando come la ricostruzione e l’assistenza alle vittime “è una responsabilità a cui siamo tutti chiamati”.

Condividi

Altre letture correlate: