Al Festival del Cinema Africano, un racconto di resilienza femminile

di claudia

Vi presentiamo “Freda”, primo lungometraggio della regista haitiana “Géssica Généus. Il film verrà proiettato domani, sabato 7 maggio, all’interno del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina che si svolge a Milano in questi giorni. Un racconto di resilienza femminile in un paese devastato dalla violenza, dalla corruzione e da una pesante eredità coloniale

di Annamaria Gallone

Oggi vi parlo di un film della diaspora, FREDA, lungometraggio d’esordio di Géssica Généus, haitiana. Selezionato nella sezione Un Certain Regard del  Festival di Cannes di quest’anno, è un dramma familiare e una rivolta contro l’oppressione patriarcale. 

La storia, scritta dalla stessa regista, ruota attorno a una ragazza di nome Freda (interpretata da Néhémie Bastien), che vive con la madre, Jeanette (Fabiola Rémy), e una sorella, Esther (Djanaïna François) a Port-au-Prince. Le tre donne riescono a sopravvivere grazie al loro minuscolo negozio ambulante che vende snack e bevande, affrontando ogni giorno la violenza sempre crescente e la miseria, per cui il piccolo nucleo familiare si chiede ogni giorno se ha un senso restare ad Haiti in mezzo a mille difficoltà.

Freda è quella che ha il carattere più forte, è combattiva e vuole assolutamente restare perché spera che la realtà di Haiti possa cambiare, mentre il suo ragazzo, Yeshua (Jean Jean), vive a Santo Domingo, un luogo più sicuro. La madre prega, si rifugia nelle letture sacre e cerca di convincere le figlie al ruolo di sottomissione femminile tramandato di generazione in generazione. Esther si illude che un giovane ricco senatore possa cambiare la sua vita e resterà presto delusa.

La regista inserisce nel film qualche materiale di archivio sui disordini nella città, anche se queste sequenze in teoria non sarebbero necessarie perché, attraverso il dramma familiare, la difficilissima realtà di Haiti è più che icastica. Intensa la scelta quasi documentaristica, basata su molte riprese camera a spalla, che ritraggono semplicemente la quotidianità. Inesistenti, per fortuna, gli effetti speciali. Amaro il finale, poiché purtroppo la realtà non sembra destinata a migliorare, anzi.

I personaggi principali sono molto ben scritti e interpretati, in particolare Freda con la sua determinazione e la madre, donna sguaiata e conformista, inschiavita dalla sua rassegnazione. E poi c’è una scelta estetica che rende perfettamente l’atmosfera di Port-au Prince, i colori, i rumori, la vivacità artistica dei giovani, la confusione ovunque.

Un bel film d’esordio per la regista che attraverso la leggerezza dello stile, i colori accesi, i personaggi irresistibili, riesce a realizzare tra le righe un film “politico”, un racconto di resilienza femminile in un paese devastato dalla violenza, dalla corruzione e da una pesante eredità coloniale.

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