Acacus o Kilimangiaro? Turismo, si scaldano i motori 

di Celine Camoin

La Tanzania è stata la prima. Prima destinazione africana ad aprirsi al ritorno dei turisti internazionali. Dallo scorso 18 maggio sono nuovamente autorizzati i voli dall’estero, e a fine maggio sono stati annunciati arrivi con le compagnie KLM, Ethiopian Airlines e Turkish Airlines.

«Il mio ministero è consapevole che la riapertura dei nostri cieli riporterà opportunità d’affari, soprattutto nei settori del turismo e dell’hospitality» dice, convinto, Isack Kamwelwe, ministro dei Trasporti. Il via libera è stato dato dal presidente John Magufuli, che neanche questa volta ha smentito il suo soprannome, “il bulldozer”.

Dall’inizio di questa crisi Magufuli ha minimizzato gli effetti della pandemia di covid-19 nel proprio Paese, beffeggiando l’Oms e attirandosi non poche critiche. Ma con dati ufficiali dalla sua parte – solo 509 casi positivi e 21 decessi – Magufuli ha deciso di salvare l’economia e soprattutto un settore che contribuisce al 17 percento del prodotto interno lordo. Sono ben 623.000 le persone solitamente impiegate nel comparto turistico, ma il collasso di quest’anno potrebbe far saltare oltre 450.000 posti di lavoro. I guadagni del turismo rappresentano la principale fonte di valuta estera della Tanzania, sempre più ricercata dai viaggiatori internazionali attratti dalle sue magnifiche riserve naturali, dalle vette del monte Kilimangiaro, dalle spiagge di sabbia bianca o ancora, dal suo melting pot culturale.

Nel bene o nel male, ad imboccare il passo sono altri cieli africani. Nel vicino Kenya, il presidente Uhuru Kenyatta fa eco: «Non possiamo restare in lockdown per sempre». La Kenya Airways si è preparata per riprendere a volare proprio oggi, mentre si stanno definendo le modalità degli spostamenti internazionali. Per la lowcost Jambojet, è prevista oggi la ripartenza su rotte domestiche.

L’Etiopia, altra meta in Africa orientale, è stata individuata dalla rivista statunitense “Forbes” come una delle destinazioni turistiche con il miglior potenziale di ripresa post-covid. Ma di riapertura per i turisti ancora non se ne parla, mentre il meno noto (per il turismo) Camerun, in Africa centrale, ha già accolto voli della Air France, che dal 15 giugno sarà raggiunta da altre compagnie internazionali. Le soleggiate isole di Capo Verde, all’estremità occidentale, si stanno preparando ad accogliere nuovamente i visitatori a partire da luglio. Nell’arcipelago lusofono, il turismo  rappresenta circa il 25% della crescita economica.

Tra le destinazioni più gettonate sul continente africano spicca l’Egitto, dove gli alberghi hanno riaperto dal 18 maggio scorso e dal 1° giugno, possono accogliere il 50% della capacità massima, con un turismo locale. Per incentivare la ripartenza, il ministero del Turismo ha annunciato sconti sui visti e sull’ingresso nei siti archeologici e nei musei. Le perdite economiche del turismo e dell’hospitality sono state considerevoli per il “Paese dei Faraoni”. Ad aprile,una stima di esperti del settore aveva parlato di un miliardo di dollari al mese.

Se non è ben chiaro quando l’Egitto riaprirà al turismo internazionale, la cugina Tunisia ha già  parlato chiaro: dal 27 giugno, via libera attraverso frontiere terrestre, aeree e marittime. “La Tunisia ha concepito una strategia per rilanciare il settore in tre fasi: la resistenza, la ripresa e il recupero dello splendore” ha detto il ministro competente, Mohamed Ali Toumi, che teme perdite per due miliardi di dollari.

Dall’Italia, agenzie di viaggi che lavorano verso l’Africa seguono quotidianamente gli aggiornamenti  provenienti delle autorità dei singoli Paesi. «Con l’incertezza che da qui, non si sa ancora quando si potrà viaggiare al di fuori dall’area Schengen» sottolinea, parlando con Africa Rivista, Agostino Pari, product manager del tour operator GoWorld, di Ancona. «GoAfrique è un brand nuovo del nostro gruppo, ma in poco tempo abbiamo avuto riscontri molto positivi, soprattutto per il Marocco, la Tunisia e l’Africa australe. Ci aspettiamo che la Namibia e il Botswana, che hanno avuto un impatto minimo del covid, si libereranno presto» ha proseguito Pari, che dice di credere molto nello sviluppo delle destinazioni in Africa.

«Pensiamo che in una situazione di questo tipo, aumenterà l’interesse per i viaggi nel deserto: per il contatto con la natura e gli spazi aperti, di cui eravamo privati durante il lockdown, e per il distanziamento sociale» sottolinea invece Valentina Rubbi, dell’ufficio marketing e comunicazione dei Viaggi di Maurizio Levi, da noi intervistata.  «Noi siamo specialisti di deserti, da oltre trent’anni, grazie alla profonda conoscenza da parte di Maurizio Levi, fondatore del tour operator. Il nostro deserto preferito, che promuoviamo tantissimo e che continueremo ancora di più a promuovere, è l’Acacus algerino».

 

Céline Camoin

 

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