Il leader dell’opposizione mozambicana, Venancio Mondlane, ha escluso qualsiasi coinvolgimento nel nuovo governo guidato da Daniel Chapo, dichiarando di voler collaborare per trovare soluzioni al conflitto post-elettorale ma “non a far parte del governo”.
Mondlane, che contesta i risultati delle elezioni presidenziali di ottobre, ha ribadito, in un’intervista all’Afp, che gli sarebbero stati “rubati”. Secondo i dati ufficiali, Chapo ha ottenuto il 65% dei voti, mentre Mondlane si sarebbe fermato al 24%. Tuttavia, l’oppositore sostiene di aver raggiunto il 53% e accusa Frelimo, partito al potere dall’indipendenza, di brogli elettorali.
La disputa ha innescato settimane di violenze, causando oltre 300 morti, secondo la Plataforma Decide, un gruppo della società civile. I disordini hanno gravemente danneggiato l’economia del Mozambico, bloccando attività chiave come il commercio transfrontaliero, il trasporto marittimo e il settore minerario.
Mondlane, tornato in patria il 9 gennaio dopo un breve esilio seguito all’omicidio del suo avvocato, ha bloccato nuove proteste pacifiche durante i primi 100 giorni del mandato di Chapo. Tra le sue richieste al governo figurano la fine della violenza contro i manifestanti, la liberazione dei detenuti legati alle proteste e il risarcimento delle vittime e delle loro famiglie.
“Non voglio far parte del governo”, ha ribadito Mondlane, sottolineando però la sua disponibilità a collaborare se il governo adotterà misure concrete per la pace e la riconciliazione. Mondlane ha concluso avvertendo che, in mancanza di progressi, potrebbe prendere in considerazione ulteriori passi, incluso l’istituzione di un “governo del popolo”. “Se il governo ignorerà le nostre condizioni, sarà chiaro che vuole continuare l’escalation di violenza e miseria contro il suo popolo”, ha dichiarato.