Energia, il Kenya sarà la nuova Arabia saudita?

di Enrico Casale
Impianto geotermico in Kenya

impianto geotermico kenianoLa notizia, riportata dal periodico «The East African», è di quelle buone: il Kenya è diventato autosufficiente dal punto di vista energetico. A contribuire a questa indipendenza non è stata la scoperta di un nuovo giacimento petrolifero o di gas, ma la nuova centrale geotermica da 280 MW inaugurata il 14 dicembre 2014. Si tratta quindi di energia pulita e rinnovabile, che viene ottenuta sfruttando il calore della terra.

«I nostri impianti geotermici producono una quantità di energia tale da permetterci non solo di non importare più energia, ma di esportarne verso Uganda e Tanzania», ha dichiarato Ben Chumo, amministratore delegato di Kenya Power. Albert Mugo, l’amministratore delegato del Kenya Electricity Generating Company, ha aggiunto che, attualmente, il Kenya è l’unico Paese della regione ad avere la capacità di soddisfare le esigenze energetiche dei suoi cittadini e di vendere il surplus ai vicini: «Con una capacità installata di più di 2.100 MW a fronte di una domanda di 1.600 MW, siamo in grado di offrire le esportazioni verso i nostri vicini e speriamo che nei prossimi cinque anni, l’elettricità ci fornirà nuova valuta estera».

Potenzialmente il calore sprigionato dalle risorse geotermiche nella Rift Valley può garantire 3.000 MW di energia, ma attualmente il Kenya ne sfrutta solo 390. Nairobi ha così deciso di investire ulteriormente su questo settore. L’obiettivo è di aggiungere, con la geotermia ma anche con altre fonti energetiche, ulteriori 5.000 MW alla produzione di energia entro il 2017. Questo farebbe del Kenya una piccola potenza energetica. Di energia, in gran parte, pulita.

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