Una petizione per fermare il lavoro minorile nelle miniere di cobalto

di claudia
miniere

“Basta bambini minatori”: è il titolo della petizione lanciata da Still I Rise, organizzazione indipendente nata per offrire istruzione e protezione ai minori profughi e vulnerabili, su Change.org: l’obiettivo è chiedere più controlli sulla filiera del cobalto, in Italia come in Unione Europea, affinché i diritti umani siano rispettati in ogni fase del processo produttivo e la transizione ecologica avvenga senza violazioni, né abusi.

La campagna accende i riflettori sulle quotidiane violazioni dei diritti umani, dell’infanzia e dell’ambiente che avvengono nel sud-est della Repubblica Democratica del Congo, dove si concentra tra il 50 e il 70% dell’estrazione del cobalto mondiale. Questo metallo è essenziale per la creazione di batterie agli ioni di litio, presenti in cellulari, computer, macchine e biciclette elettriche, ed è stato definito “materiale critico” dall’Unione Europea, poiché fondamentale per la transizione energetica: è previsto infatti che la sua domanda crescerà di 5 volte entro il 2030, per arrivare a 15 volte entro il 2050.

“La transizione ecologica è cruciale per garantire un futuro sostenibile a tutti noi, ma questo non può avvenire sacrificando i diritti umani più elementari di decine di migliaia di bambini”, spiega Giulia Cicoli, Direttrice Advocacy di Still I Rise.

“Nelle miniere della Repubblica Democratica del Congo, questi bambini passano le giornate a scavare e pulire il cobalto, guadagnando una media di 1-2 dollari al giorno. Rischiano quotidianamente la vita, poiché – oltre a subire costanti vessazioni – sono esposti alla polvere di cobalto, che porta a problemi respiratori seri”.

Il lavoro in miniera comporta anche un corollario di abusi legati allo sfruttamento, tra cui mutilazioni e prostituzione (con conseguenti malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze indesiderate e aborti). Inoltre, le condizioni di lavoro mettono a rischio la vita di questi bambini ogni giorno, in quanto sono esposti a infezioni cutanee, tubercolosi, febbre tifoidea, malattie trasmesse dall’acqua e sottosviluppo fisico.

L’organizzazione conosce direttamente questa piaga: dagli inizi del 2022, è infatti attiva nella Repubblica Democratica del Congo con una scuola di emergenza e riabilitazione per bambine e bambini sfruttati nelle miniere di coltan e cobalto dell’area di Kolwezi. Le grandi multinazionali dell’Hi-Tech infatti continuano a chiudere un occhio sulla propria filiera: il quadro legislativo vigente, infatti, permette di vendere in Europa prodotti elettronici a batterie contenenti cobalto, presentando semplicemente una lista di fornitori, e non una certificazione indipendente dell’intera filiera.

“Una nuova direttiva europea sul dovere di due diligence aziendale è in discussione al Parlamento Europeo: vogliamo sensibilizzare l’Italia e gli altri Stati Membri sulla necessità di integrare una due diligence obbligatoria in tutti i passaggi della filiera e di avvalersi di un’entità terza indipendente ed esterna che verifichi la compliance dell’azienda”, conclude Diana Jiménez Suela, Advocacy Manager di Still I Rise. L’appello dell’organizzazione è diretto al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e al Ministro dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

Per firmare la petizione:
https://www.change.org/p/basta-bambini-minatori-pretendiamo-una-transizione-ecologica-libera-da-abusi

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