Sud Sudan, “occorre riprendere il dialogo mediato da Sant’Egidio”

di claudia

Il capo della missione Onu in Sud Sudan (Unimiss), Nicholas Haysom, ha invitato governo e gruppi politici di opposizione a proseguire il dialogo per risolvere le loro divergenze, dopo la decisione del governo di Juba di sospendere i colloqui con il Gruppo di opposizione sud sudanese dei non firmatari, in programma a Roma a cura della Comunità di Sant’Egidio. “Continuiamo a seguire gli sviluppi relativi al processo di Sant’Egidio e sollecitiamo tutte le parti ad abbracciare il dialogo per promuovere i propri interessi e risolvere l’attuale impasse”, ha detto Haysom intervenendo a una riunione del Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana (Ua).

In una lettera indirizzata nei giorni scorsi alla Comunità di Sant’Egidio, il ministro degli Affari presidenziali Barnaba Marial Benjamin ha affermato che il governo “ha sospeso la sua partecipazione ai colloqui di pace di Roma fino a nuovo ordine”. I colloqui erano in programma lunedì 28 novembre. I negoziati tra le due parti sono iniziati nel 2019, ma finora non sono riusciti a fermare la violenza in alcune zone del Paese, nonostante il cessate il fuoco firmato nel gennaio 2020.

Secondo analisti politici e critici del governo citati dal Sudan Tribune, la decisione dell’esecutivo di ritirarsi dai colloqui sarebbe da attribuire a una strategia per indebolire l’opposizione e continuare a ritardare la piena attuazione delle disposizioni previste dall’accordo di pace del 2015 rivitalizzato nel 2018. Su questo punto, l’inviato Onu ha rimarcato: “Prendo atto con preoccupazione che le scadenze relative al Consiglio dei partiti politici, alla Ricostituita Commissione nazionale di revisione costituzionale e all’istituzione del Comitato di redazione costituzionale non sono state rispettate. Vogliamo sottolineare ai sud sudanesi che la proroga di due anni non dovrebbe essere considerata come una pausa di vacanza e che i ritardi stanno già avendo un effetto domino sui processi successivi “.

Haysom ha quindi ricordato la crisi umanitaria in cui versa il Sud Sudan, aggravata dalle violenze in atto in alcune regioni così come dagli effetti dei cambiamenti climatici, con proiezioni per il prossimo anno che stimano in 9,4 milioni le persone bisognose di aiuti salvavita, in particolare di assistenza alimentare. Una cifra che segnala un aumento di quasi mezzo milione di persone rispetto alle stime nel 2022. “Mentre il personale umanitario si adopera senza sosta per offrire riparo, assistenza sanitaria, cibo, acqua e supporto igienico-sanitario, i bisogni continuano a superare le risorse per rispondere”, ha sottolineato Haysom.

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