Tunisia | Lgbt, nulla è cambiato

di Enrico Casale
bandiera degli omosessuali in tunisia

Tutto falso. La condizione delle lesbiche e degli omosessuali tunisini non è cambiata. Nessuna convivenza legale, nessun matrimonio. «Nonostante le notizie circolate su piattaforme di notizie e social media di recente, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è ancora illegale e non riconosciuto in Tunisia, indipendentemente da dove si sia celebrato il matrimonio». È l’inizio di un comunicato congiunto firmato da decine di associazioni tunisine e del Maghreb a tutela dei diritti Lgbt nel quale si «invitano i giornalisti, amici del mondo Lgbt e altre organizzazioni a smettere di condividere questa disinformazione e di ottenere informazioni e notizie da fonti affidabili e da attivisti che sono in contatto con la situazione».

Il 28 aprile, Lotfi Zitoun, ministro tunisino degli Affari locali, ha chiarito che il riconoscimento da parte dello Stato tunisino di un matrimonio tra due omosessuali, un francese e un tunisino, sancito in Francia e trascritto all’anagrafe tunisina, è stato «un errore burocratico». Secondo il ministro, «il matrimonio non è  conforme né alla legge francese né a quella tunisina, che non riconosce il matrimonio omosessuale». La notizia, data dall’associazione per i diritti degli omosessuali Shams, aveva suscitato sorpresa, ma anche molti dubbi.

«L’omosessualità in Tunisia – ricordano le associazioni – è ancora punibile con tre anni di reclusione ai sensi dell’articolo 230 del codice penale. La condivisione e la diffusione di questa disinformazione su tutti i media ha solo contribuito a creare più tensioni e violenze nei confronti delle persone Lgbt. Abbiamo lavorato in rete e insieme, indipendentemente dai tentativi di rendere invisibili le nostre lotte e ci impegniamo a continuare il nostro lavoro ponendo la sicurezza e la protezione della comunità come la nostra priorità assoluta. Siamo solidali con le comunità LGBTIQ+, i rifugiati, i richiedenti asilo, i migranti e le prostitute contro l’oppressione e la violenza. Esistiamo e continueremo a lottare per la giustizia e la parità di diritti per tutti».

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