Tunisia, “ancora più forte il legame con l’Italia”

di claudia

di Céline Camoin

La risposta italiana al Tunisia Investment forum (Tif) è “un segnale positivo, di volontà del Paese di riprendersi e di rimettersi sul mercato internazionale. Il Tif è sempre stato molto sollecitato prima del Covid e l’Italia è sempre stata tra i primi partecipanti”. A sottolinearlo, a margine del forum in corso da ieri al Ramada Plaza di Gammarth (Tunisi), è Denise Salustri, segretaria generale della Camera tunisino-italiana di Commercio e Industria (Ctici), intervistata da Africa e Affari durante uno dei consueti incontri tra imprenditori italiani e tunisini organizzati una volta ogni due mesi nella capitale.

“L’interesse italiano verso il mercato tunisino è sempre stato costante, ma si è vista negli ultimi tempi una ripresa post-covid, quando ci si è accorti che la struttura mondiale dell’economia era cambiata”, rileva Salustri, precisando che “le aziende che tendevano a produrre in siti più remoti, come quelli dell’Asia, si sono resi conto che la delocalizzazione non era più la chiave per il successo”.

La Tunisia è storicamente uno dei primi dei siti verso i quali l’Italia ha delocalizzato, “esiste pertanto una confidenza tra i due popoli in questo contesto, e nel contesto particolare in cui ci ritroviamo la Tunisia è stata uno dei primi siti verso i quali l’Italia ha guardato, sia dal punto di vista degli investimenti che da quello delle catene di approvvigionamento. Questa tendenza si sta accentuando, non solo per via del contesto post-covid, delle difficoltà logistiche di approvvigionamento dall’Asia, ma anche alla luce della nuova geopolitica dell’Europa dell’est”. Tutti elementi molto importanti per l’approvvigionamento dell’industria italiana, soprattutto nel comparto automotive. “La Tunisia dovrebbe  – insiste Salustri – riprendere un posto centrale nel Mediterraneo, sia sul piano produttivo, forte di una qualità del prodotto molto alta, che commerciale”.

L’Italia è il secondo partner commerciale in valore di scambi, primo fornitore della Tunisia, secondo cliente, secondo investitore straniero, complessivamente secondo partner dopo la Francia in termini di investimenti e di scambi. Circa 900 aziende italiane sono stabilmente installate in Tunisia.

Oltre al tradizionale comparto tessile si sta sviluppando la filiera ad alto valore aggiunto delle industrie meccaniche, elettroniche ed elettriche (Imme) che rappresentano ad oggi la parte più ampia delle esportazioni tunisine verso l’Italia. Si tratta principalmente di aziende che fanno offshoring in Tunisia e rivendono in Italia.

Durante l’apero-business di ieri sera, la Ctici ha annunciato la firma di una convenzione a favore di tutti gli aderenti alla Camera con una compagnia di assicurazione, la Gat Assurances.

Il Tunisia investment forum del 22 e 23 giugno è organizzato dall’Agenzia tunisina per la promozione degli investimenti esteri (Fipa), con il partenariato del Gruppo Banca Mondiale, e richiama circa un migliaio di partecipanti per questa XX edizione, la prima dopo il Covid.

Samir Majoul, presidente dell’Unione tunisina dell’Industria, del commercio e dell’artigianato

L’Utica sogna una Tunisia modello

Inserire il volano economico nella Costituzione, riformare la legge sugli investimenti per renderla più attrattiva, modellare per le imprese una fiscalità di crescita, sviluppare una logistica efficiente, aprire i cieli al trasporto delle merci e delle persone, avvicinare la pubblica amministrazione alle aziende, fare del Paese una vetrina dei progressi tecnologici: è l’auspicio di una Tunisia modello, dal punto di vista degli imprenditori, quello presentato da Samir Majoul, presidente dell’Unione tunisina dell’Industria, del commercio e dell’artigianato (Utica), alla platea di altissimo livello presente alla sessione inaugurale del  XX Tunisia Investment Forum (Tif), principale evento dedicato alla promozione della destinazione Tunisia per gli investitori esteri, organizzato dalla Fipa (l’agenzia per la promozione degli investimenti esteri) con il partenariato della Banca Mondiale.

La risposta dei partecipanti a questa prima edizione post-covid dimostra “la fiducia” degli investitori “in un  contesto inedito: i nostri Paesi sono in crisi, le sfide economiche non possono più essere decontestualizzate dalle sfide geopolitiche mondiali. Molti settori diventano strategici in un contesto di crisi o di guerra”., ha aggiunto il presidente dell’Utica. “L’impatto dell’economia di guerra, lo stiamo sentendo adesso e ci attendono sfide strategiche che ci invitano a spostarci verso oasi di pace storici”, ha sottolineato.

“Tutto è cambiato – ha insistito Majoul – e siamo chiamati a cambiare ‘software’, dovremo andare più veloce, innovare in fretta, adeguarci ai rapiti ritmi dettate sul piano globale”. Proprio “come sta facendo questo governo”, ha sottolineato, riferendosi all’esecutivo guidato da Najila Bouden dallo scorso oottobre, dopo la nomina da parte del presidente Kais Saied. “Questo governo va più veloce di noi era quello che volevamo”, ha affermato il capofila degli imprenditori tunisini.

Nella suo discorso introduttivo, presiedendo l’apertura solenne del Tif, la capa dello Stato Bouden ha ammesso che il primo passo verso il miglioramento è una buona e sincera diagnosi della situazione attuale. “Sono più di 20 anni che facciamo questi forum. Ora vogliamo che l’investitore straniero si senta a casa propria, che possa creare crescita, occupazione”.

La seconda giornata del Tif si è aperta con una sessione guidata dal ministro dell’Economia e della Pianificazione, Samir Saied, alla quale ha partecipato la ministra delle Finanze, Sihem Boughdiri Nemsia, che ha parlato delle riforme fiscali. Si concluderà oggi con una sessione di networking, dopo un panel molto atteso dai partecipanti, sui partenariati pubblico-privati.

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