Tempête sur Bangui, di Didier Kassaï

di AFRICA

«Le mie tavole sono ancora là… ma in che stato. Tutto è da ricominciare in questo Paese di merda. Tutti i miei progetti sono finiti».

E invece, per fortuna non tutti i progetti sono finiti, per Didier Kassaï, penna e pennello di questi due preziosi volumi (seguiranno altri) per comprendere il complesso, sanguinario e recente conflitto in Repubblica Centrafricana.

Sono testi scritti in medias res dall’autore nell’aprile 2013. Testi che risuonano dei colpi di mortaio e di machete che si abbattono sulla capitale Bangui, allora appena conquistata e razziata dalle milizie ribelli islamiche Seleka al comando di Michel Djotodia e supportate da forze militari ciadiane e sudanesi.

I due volumi si concentrano sul periodo 2012-13, contraddistinto principalmente da due fasi. La presa di potere sanguinaria della Seleka ai danni dell’ormai logoro e corrotto regime di François Bozizé; l’altrettanto violenta controribellione delle milizie di autodifesa cristiane Anti-balaka contro il regime instaurato da Djotodia.

Una spaventosa guerra non ancora del tutto placata, che ha lasciato sul terreno decine di migliaia di morti, centinaia di migliaia di rifugiati e una società lacerata a cui né l’operazione militare francese né l’operazione Onu di peacekeeping son riuscite a porre fine.

Un conflitto strada per strada, quartiere per quartiere, che Kassaï ci racconta attraverso le paure, gli orrori e le speranze di quei lunghi mesi di caos. L’autore non ci risparmia i crudeli dettagli della guerra, ma ci mostra al contempo la lotta per la vita e la quotidiana resistenza tra i mercati e i restau, le parrocchie e le moschee.

La scelta grafica di lavorare con personaggi caricaturali e l’uso di vignette ampie, dai colori intensi, ricchissime di dettagli, raggiunge perfettamente l’obiettivo di immergerci nel flusso degli eventi e di renderci testimoni in presa diretta della terribile “tempesta su Bangui”.

La Boîte à Bulles vol. 1 (2015) e vol. 2 (2018), lingua francese, pp. 152 e 176, €24 cad.

(Roberto Morel)

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