Sudan – Proteste anti-Bashir continuano, come la repressione

di AFRICA

La polizia sudanese ha fatto ricorso a gas lacrimogeni per disperdere le nuove proteste esplose venerdì nella capitale Khartoum e nella vicina città di Omdurman. È quanto riferiscono i media come l’emittente AlJazeera. Nel frattempo, secondo quanto riportato da media locali, le forze di opposizione sudanesi avrebbero convocato nuove proteste per oggi e giovedì 17 gennaio con l’intento dichiarato di intensificare la pressione popolare sul presidente Omar al Bashir affinché rassegni le dimissioni dopo 30 anni di potere. Ad Halfaya nella capitale Khartoum molti testimoni raccontano che la polizia avrebbe sparato proiettili reali sulla folla.

Il capo dello Stato ha finora sempre fermamente respinto tale ipotesi, puntando il dito a più riprese contro “i traditori e gli agenti stranieri” che complottano contro il Sudan. “Non abbiamo alcun problema perché l’esercito non sosterrà i traditori, ma sostiene la patria e le sue conquiste”, ha detto Bashir, rivolgendosi nei giorni scorsi ai militari di stanza in una base militare nei pressi della città di Atbara, a nord-est della capitale Khartoum.

Nelle scorse settimane le organizzazioni della società civile hanno denunciato l’arresto di almeno nove leader e attivisti dell’opposizione nelle proteste anti-governative che, secondo stime ufficiali, hanno provocato la morte di almeno 22 persone. Per Human Rights Watch sarebbero però almeno 40. Dopo le manifestazioni del gennaio 2018, nuove proteste contro il governo sono scoppiate il 19 dicembre scorso a causa di un provvedimento del governo che prevedeva l’aumento del prezzo del pane e del carburante dovuto alla carenza di beni di prima necessità.

Secondo quanto riportato dalle fonti sul posto, i manifestanti appaiono molto determinati a continuare la protesta minacciando di manifestare in ogni centro cittadino inneggiando a “Libertà, pace e giustizia”. I manifestanti continuano a lamentarsi anche dell’uso della forza da parte delle forze di polizia che sarebbe sempre “più brutale ogni giorno che passa”. Secondo diversi gruppi per i diritti umani, almeno un migliaio di persone sarebbero state arrestate dall’inizio delle proteste, tra i quali ci sarebbero anche leader dell’opposizione, attivisti e giornalisti.

Nei giorni scorsi inoltre il quotidiano Sudan Tribune, ha rivelato che contractor russi sarebbero impiegati al fianco dei servizi di sicurezza di Khartoum per reprimere le manifestazioni di piazza. Secondo questa ricostruzione, addestratori della società moscovita Wagner starebbero lavorando da fine dicembre con gli agenti del Niss, i servizi di sicurezza sudanesi. Fotografie di contractor russi a Khartoum erano state pubblicate da attivisti anti-governativi a partire dal 26 dicembre.

Secondo il Sudan Tribune, addestratori e agenti di Wagner erano già stati segnalati nei mesi scorsi al confine tra il Sudan e la Repubblica Centrafricana, un Paese dove sosterrebbero il governo del presidente Faustin-Archange Touadera. 

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