Salute, governance e pace: i tre pilastri di Mahamat

di claudia
Moussa Faki Mahamat

Il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki Mahamat, ha tenuto un discorso in apertura della 35esima sessione dell’Assemblea dei capi di Stato e di governo dell’Unione Africana, in cui ha dato un’ampia panoramica dello stato dell’Unione, toccando, tra l’altro, questioni relative alla salute, alla governance, alla pace e alla sicurezza e alle azioni intraprese dall’Ua e dai suoi Stati membri per affrontare questioni di importanza regionale.

di Andrea Spinelli Barrile

Il primo tema toccato da Mahamat è stata la pandemia, informando l’Assemblea che l’Africa Cdc (l’autorità dell’Ua per la regolamentazione dei farmaci) e l’Agenzia africana per i medicinali (Ama) svolgeranno ruoli di primo piano nella promozione di una più efficace e comune strategia di salute pubblica continentale, guidando l’attuazione della “strategia dell’Ua di resistenza e vittoria contro la pandemia e altri problemi di salute pubblica”. In particolare, ha detto Mahamat, l’acquisizione di vaccini e soprattutto la loro produzione in Africa “saranno i punti salienti della strategia”. Secondo i dati dell’Unione africana la pandemia ha portato a una contrazione della crescita, a livello continentale, del 2,1% nel 2020 e a un aumento del rapporto debito/Pil di 10 punti, rendendo necessaria e urgente la creazione e l’attuazione di una strategia continentale che si concentrerà sull’identificazione di fonti innovative di finanziamento, cancellazione del debito e riduzione degli effetti dannosi della pandemia sulle economie.

La piaga del terrorismo e dei “nuovi fattori destabilizzanti” è stato un altro tema caldo trattato da Mahamat nel suo discorso, che ha definito la questione del terrorismo “senza precedenti” che, unita alla “recrudescenza di cambiamenti di governo incostituzionali” richiede un nuovo approccio nell’affrontare la sicurezza nel continente, soprattutto alla luce di “nuovi fattori destabilizzanti” in Africa.

Sul multilateralismo, Mahamat ha inoltre rilevato il crescente interesse per il continente, osservando tuttavia che non si è ancora tradotto in un sostanziale sviluppo a favore dell’Africa: “Qualsiasi accordo sul Piano Marshall per l’Africa richiederà un’impennata nella mobilitazione delle risorse endogene” ha specificato. Ha inoltre evocato una revisione dell’Unione ai partenariati, affermando che questi dovrebbero concentrarsi su mega progetti concreti, trasformativi e integrativi nei cinque settori prioritari di pace e sicurezza, infrastrutture ed energia, cambiamento climatico, finanziamento dello sviluppo innovativo e formazione dei giovani e l’emancipazione femminile.

In tal senso Mahamat ha ricordato che la riforma istituzionale in corso dell’Unione africana è la chiave per raggiungere tali ambiziosi obiettivi che il continente intende perseguire: se è vero che la riforma in corso ha migliorato aspetti come la gestione interna e l’efficienza è anche vero che i limiti legali e politici incidono sui poteri e sulla leadership della Commissione dell’Ua su questioni di importanza regionale e continentale.

Uno spazio nel suo discorso è stato riservato infine alla questione palestinese e alla concessione dello status di osservatore nell’Ua allo Stato di Israele. Mahamat ha ribadito l’impegno dell’Unione a sostenere il popolo palestinese nella sua legittima ricerca di libertà e indipendenza, e il suo diritto inalienabile all’istituzione di un proprio Stato nazionale accanto al Stato di Israele.

L’Assemblea dell’Unione africana è l’organo politico e decisionale supremo dell’Unione africana: comprende capi di stato e di governo degli stati membri del continente. L’Assemblea determina le politiche dell’Ua, ne stabilisce le priorità, adotta il programma annuale e controlla l’attuazione delle sue politiche e decisioni.

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