Nigeria, madrasse sul banco degli imputati

di AFRICA
Madrasse

Tornano a far discutere le scuole coraniche, e la Nigeria, approfittando della pandemia da coronavirus, vuole chiuderle in maniera definitiva. Per anni le autorità nigeriane si sono opposte alle tradizioni e al peso dei religiosi ma con scarso successo. Ora però le madrasse devono chiudere o, almeno, il governatore dello Stato di Kano ci prova.

Il fenomeno è molto diffuso nel nord musulmano del Paese, con conseguenze drammatiche per gli studenti che le frequentano. «Vogliamo vietare questo sistema. Vogliamo che ogni bambino stia con i propri genitori», ha spiegato il governatore dello Stato di Kano Nasir Ahmad El-Rufai durante una recente videoconferenza sull’argomento.

Le Nazioni Unite stimano che 1,5 milioni di bambini siano arruolati in questi centri islamici informali solo nello Stato di Kano, il più popoloso della Nigeria settentrionale, con 14 milioni di abitanti. I leader tradizionali, invece, stimano che siano ben 3 milioni i bambini che frequentano le scuole coraniche, costretti a mendicare per sopravvivere. Il fenomeno è diffuso in tutto il nord, con decine di milioni di bambini costretti in strada. Le madrasse, infatti, sono gratuite, ma i bambini, mandati in queste scuole dai genitori già a partire dai 6 anni, devono arrangiarsi per sopravvivere, procurarsi il cibo mendicando e vivere in condizioni igieniche precarie, in luoghi spesso malsani, dormendo per terra. Per molti genitori mandare i figli alle madrasse è l’unica possibilità di dare un’educazione ai bambini vista la povertà in cui vivono: le scuole coraniche rappresentato un modo per “liberarsi” di figli a cui non saprebbero come provvedere.

Le scuole coraniche, inoltre, non sono sottoposte a nessun controllo da parte delle autorità, solo quelle religiose hanno autorità su di esse. L’anno scorso, per esempio, ha suscitato molto scalpore in Nigeria la scoperta di alcuni centri di “recupero” per bambini o giovani tossicodipendenti, oppure con disturbi psichiatrici, inviati in queste scuole per curarli. I metodi di cura, tuttavia, erano a dir poco disumani: bambini incatenati, malnutriti e sottoposti a trattamenti coercitivi.  Una dozzina di queste madrasse è stata chiusa, ma il numero di questi centri è talmente elevato che risulta difficile, per le autorità statali controllarli tutti.

«La pandemia di covid-19 ci dà l’opportunità di identificare gli almajaris (parola che in lingua Hausa definisce gli studenti delle scuole coraniche), testarli e riportarli alle loro famiglie», ha sottolineato il governatore di Kano, che ha promesso di “restituire” alle loro famiglie 250mila studenti ma, ad oggi, tre mesi dopo l’istituzione delle prime misure di contenimento, solo 1500 bambini hanno fatto ritorno nei loro villaggi.

I religiosi musulmani, che mantengono un’influenza molto importante sulla popolazione, ma anche sul mondo politico e sui leader tradizionali, in questi Stati in cui la sharia, la legge islamica, è in vigore, hanno fortemente protestato, denunciando un tentativo di «distruggere il sistema tradizionale di apprendimento del Corano. Non è possibile sopprimere un sistema che esiste da secoli», spiega il direttore di una scuola coranica a Kano, Jibril Salihu.

Nonostante la vita precaria, molti studenti non vogliono lasciare le madrasse di Kano. Awwalu Abdullahi, 20 anni, ha raccontato alla France Presse che proprio in queste scuole ha imparato a leggere e scrivere e a decifrare il Corano. «La decisione del governo è profondamente ingiusta», ha protestato il giovane, «se ci rimandano a casa, faremo gonfiare i ranghi dei nostri compagni analfabeti».

Per Yusuf Hassan, direttore di una ong locale, Almajiri Foundation, il sistema ha un disperato bisogno di riforme, ma la soluzione non è vietarlo. «È un passo avanti, ma non nella direzione giusta. Riportare i bambini alle loro famiglie non cambierà nulla, perché comunque dove vivono non ci sono scuole», o se ci sono non sono accessibili a tutti.

Il settore educativo della Nigeria è crollato dopo decenni di abbandono da parte del governo e per l’esplosione demografica, soprattutto nel nord del Paese, dove la stragrande maggioranza della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Si stima che 10,5 milioni di bambini di età compresa tra 5 e 14 anni non frequentino la scuola in Nigeria e anche per coloro che ne hanno la possibilità «le scuole pubbliche sono sovraffollate e gli insegnanti non sono formati», spiega il sociologo Saminu Dala, «il sistema educativo ufficiale sta decadendo», insiste. E finché non riuscirà ad assorbire le decine di milioni di giovani nigeriani le scuole coraniche continueranno a proliferare.

(testo di Angelo Ravasi / foto di Luis Tato/Afp)

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