Naky Si Savané, la stella del cinema africano

di claudia

Naky Si Savané è una delle poche star del cinema africano nate prima di Nollywood. Scoperta giovanissima quando faceva teatro all’insaputa dei suoi genitori, ha recitato con i più importanti registi africani della Costa d’avorio e di tutta l’Africa Occidentale. Guerriera in difesa dei diritti delle donne, ha organizzato la prima assemblea delle attrici africane, spesso sottovalutate e mal pagate

di Annamaria Gallone

E la tua bellezza mi folgora in pieno cuore, come il fulmine di un’aquila, frutto maturo dalla carne soda, oscure estasi di vino nero, bocca che rende poetica la mia bocca. Savana dagli orizzonti puri, che freme alle carezze fervide del Vento dell’Est”. Così scrive nei suoi “Poèmes” Léopold Sédar Senghor quando parla della bellezza delle donne africane.

E una bellezza inconfondibile è quella di Naky Si Savané, una delle poche star del cinema africano prima dell’apparizione delle star di Nollywood, che cercano di copiare le colleghe di Los Angeles. Completamente diversa Naky: vestiti tradizionali, colorati turbanti sul capo, labbra di un incredibile colore indico e uno sguardo che può essere dolcissimo o estremamente deciso. Perché la bellezza di Naky è anche interiore: generosità, umanità, senso profondo della giustizia.  Ho visto la gente fermarla per strada ad Abidjan, festeggiarla, stringersi intorno a lei con entusiasmo e ammirazione. Lei sorride divertita e dice: “Sì, se questo significa essere una star, allora lo sono. Ma i lussi e i capricci hollywoodiani a noi non sono concessi e sinceramente non mi interessano”.

Mi ha raccontato tutta la storia della sua vita, gli ostacoli della famiglia rigidamente mussulmana che l’ha messa al bando quando ha cominciato a fare teatro. Poi il perdono della madre, una donna che in tutta la vita non è mai andata al cinema, ma che ha saputo accettare le sue scelte e, nella sua infinita saggezza di donna illetterata, più volte le ha detto: -Se scopri che tuo figlio è un serpente, devi fartene una cintura-. Lei, che da bambina sognava di diventare medico per curare i mali del corpo e che è diventata attrice “per curare le anime”. Lei che non rifiuta alcun ruolo, anche il più scabroso, se pensa possa essere valido a trasmettere un messaggio. “E poi noi Africani siamo più intensi nella recitazione, gli attori occidentali a volte mi sembrano dei robots”.

I ruoli che ha interpretato

“È sempre complicato farsi strada in questo mondo del cinema. -continua Naky- Ho fatto carriera in Africa prima di venire in Occidente. Me ne sono andata quando il mio lavoro era incompatibile con la politica del mio Paese. Ora vivo tra la Francia e la Costa d’Avorio”. Ha recitato con i più importanti registi africani della Costa d’avorio e di tutta l’Africa Occidentale scoperta giovanissima quando faceva teatro all’insaputa dei suoi. L’hanno scritturata gli autori della Costa d’Avorio, ma anche di tutta l’Africa occidentale, cominciando da Henry Duparc per Bal poussière, una commedia in cui interpreta una delle sei mogli di uno chef poligamo incontentabile; ha recitato in Au nom du Christ di Roger M’Bala in cui interpreta una pazza e in cui ha trovato il coraggio di interpretare il ruolo di una donna stuprata: un’esperienza che l’ha segnata e che sarà una delle fonti del suo impegno a difesa delle donne. In Afrique, mon Afrique di Idrissa Ouédraogo interpreta il lirismo del continente; protagonista assoluta ne La jumelle di Diaby Lanciné; e sarebbe lungo nominarli tutti, basti citare Moolaadé del decano Sembène Ousmane sul tema delle mutilazioni sessuali femminili in cui interpreta la griotteLa nuit de la vérité di FantaNacro, una delle registe pioniere in Africa, Frontières di Apolline Traoré sul problema dell’emigrazione e tanti altri, tante serie televisive e pièces teatrali, insignita di molteplici premi, ma sempre umile. Rifacendosi alla tradizione orale, ricca di proverbi, Naky dice:” Io credo che gli esseri umani siano come le cinque dita di una mano che non si assomigliano tra loro: non c’è chi è davanti e chi è indietro.  La gloria è effimera: bisogna mantenere la testa sulle spalle”!

Naky Si Savané sul set del film La nuit de la vérité

Umile, ma anche decisa nelle sue scelte.“Spesso mi sono rifiutata di interpretare ruoli troppo stereotipati di personaggi che non corrispondono alla mia etica: ognuno va con la sua anima. E questo mi ha reso più forte e mi offre la possibilità, al cinema come a teatro, di avere autori che scrivono ruoli appositamente per me. Ho forgiato la mia un’immagine: l’immagine di un’attrice è importante, sono affari suoi! Ci sono attrici che si costruiscono attraverso i social: anche se hanno fatto un solo film, sono ovunque! Io volevo costruire la mia immagine di attrice sul lavoro, e poiché nella vita di tutti i giorni sono un’attivista a livello femminista, non volevo che la mia immagine fosse associata a tutto quello che si legge sul web. Poi mi sono dovuta rassegnare, ma non pubblico sciocchezze, detesto il gossip”.

L’impegno sociale

Otto anni fa ha fondato il FESTILAG, (Festival internazionale dei film di laghi e lagune) ad Abidjan e Grand-Bassam, con l’intento di rivitalizzare il settore cinematografico e lavorare alla riapertura dei teatri. In questa occasione ha organizzato la prima assemblea delle attrici africane, spesso sottovalutate e mal pagate.

“In Costa d’Avorio c’erano più di 80 cinema. Nei nostri quartieri esisteva un cinema popolare. Anche le donne più umili cercavano di partecipare a tutte le sessioni possibili, alle 10, 14, 16, 18, 20 e lasciavano perfino il loro banchetto di mercato per andare al cinema. Poi, come ovunque, le sale cinematografiche si sono trasformate nelle chiese delle varie sette religiose o in supermercati. I giovani vorrebbero tanto poter andare al cinema, il pubblico esiste e io voglio promuovere la rinascita delle sale con dei buoni film, perché il cinema è un mezzo di divertimento, ma anche di educazione. Adesso la Francia ha preso l’iniziativa per creare delle multisale, ma i nostri leader dovrebbero essere più coinvolti”.

Instancabile, ha fondato un teatro anche a Marsiglia, ma insieme alla passione dell’arte, fortissimo in lei è il coinvolgimento sociale: si circonda di centinaia di bambini strappati alla strada e fa con loro teatro, può restare un giorno intero a parlare con una ragazzina per persuaderla a non accettare un matrimonio forzato, ma a fare di tutto per continuare gli studi. È una guerriera in difesa dei diritti delle donne: sia ad Abidjan che a Marsiglia, ha organizzato gruppi e cortei di protesta contro l’escissione coinvolgendo la popolazione femminile e anche gli uomini, perché “sono parte della sfera intima e spesso sono loro a decidere”.

“Perché – dice- la luce del cinema mi serve a togliere dall’oscurità ciò che è veramente importante”.

L’autrice dell’articolo, Annamaria Gallone, tra le massime esperte di cinema africano, terrà a Milano il 16 e 17 Ottobre 2021 il seminario “Schermi d’Africa” dedicato alla cinematografia africana. Per il programma e le iscrizioni clicca qui

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