Mozambico, due milioni di persone necessitano di sostegno urgente

di claudia

L’impatto dei cambiamenti climatici e della violenza perpetrata da gruppi armati fanno del Mozambico uno dei Paesi più vulnerabili al mondo. L’allerta è stata lanciata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) nel suo Rapporto operativo di fine luglio pubblicato negli scorsi giorni, in cui si afferma che due milioni di mozambicani hanno gravi necessità di sostegno e che altri 900.000 rimangono sfollati a causa della violenza causata da gruppi terroristici e degli effetti dei recenti cicloni.

“Il Mozambico ospita circa 30.000 rifugiati e richiedenti asilo, mentre circa 900.000 persone rimangono sfollate interne a causa della violenza perpetrata da gruppi armati non statali e dell’impatto devastante della crisi climatica, che lo rendono uno dei Paesi più colpiti al mondo”, si legge se nel rapporto.

Il documento – in cui l’Unhcr stima anche il fabbisogno finanziario per le operazioni di assistenza al Paese nel 2023 in 43,9 milioni di euro – aggiunge che “il doppio passaggio del ciclone tropicale Freddy, a febbraio e marzo 2023, un anno dopo il devastante ciclone tropicale Gombe, hanno colpito più di un milione di persone, distrutto infrastrutture e provocato lo sfollamento di circa 184mila persone”. In totale, sono due milioni le persone in Mozambico con “critico bisogno di assistenza e protezione, 834.304 sono gli sfollati interni nel nord del Paese a causa del conflitto in corso, di cui il 35% vive in siti di reinsediamento e il 65% in comunità ospitanti”, prosegue il documento.

Il rapporto afferma inoltre che il 79% degli sfollati interni sono donne e bambini, con 420.200 rimpatriati registrati, molti dei quali in situazioni simili a quelle degli sfollati interni, con pessime condizioni di vita e mancanza di accesso ai servizi di base.

“L’Unhcr e i suoi partner lavorano a stretto contatto con una serie di soggetti interessati, compreso il governo, per fornire servizi di protezione salvavita e assistenza a rifugiati, richiedenti asilo, sfollati interni, sfollati rimpatriati e comunità ospitanti, cogliendo al tempo stesso le opportunità di investire e costruire resilienza tra le comunità e facilitare soluzioni sostenibili allo sfollamento. Negli ultimi mesi circa 420.000 persone sono tornate nelle zone di origine, molte delle quali prive di servizi e in condizioni precarie” si legge nel rapporto.

L’Alto Commissariato sostiene inoltre che tutti i movimenti di ritorno dei rifugiati” devono avvenire in modo informato, sicuro, volontario e dignitoso. “L’Unhcr sostiene l’inclusione di tutti i rifugiati e sfollati interni nei servizi e nei sistemi nazionali, compresi i sistemi di dati nazionali e la pianificazione e risposta alle emergenze legate al clima. Allo stesso tempo, sta intensificando il suo impegno con gli attori dello sviluppo e della costruzione della pace, per sostenere l’inclusione delle popolazioni sfollate e rimpatriate, attraverso l’espansione dei rispettivi programmi”, conclude il documento. 

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