Maurizio Ambrosini | Se la sinistra attacca la sinistra

di Enrico Casale
migranti

È interessante che per attaccare una sinistra già in difficoltà i grandi commentatori se la prendano con l’apertura e la solidarietà verso gli immigrati. Colgono un argomento che più di altri può trovare consenso e spaccare ancora di più una sinistra incerta e divisa

C’è un genere letterario che va di moda di questi tempi: sparare sulla sinistra e sui suoi errori. Il gioco funziona ancora meglio se a farlo è qualche intellettuale o comunicatore che può vantare un curriculum una qualche militanza a sinistra, sottraendosi all’accusa di parzialità ideologica.

Naturalmente uno degli argomenti preferiti dai neo-fustigatori della sinistra in declino è l’immigrazione, con la contrapposizione tra ultimi e penultimi, tra poveri italiani e poverissimi immigrati. Sono di questo tenore gli argomenti sviluppati dal noto giornalista Federico Rampini nel suo recente libro La notte della sinistra, e ripresi con grandi elogi da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Le due illustri penne del giornalismo italiano convergono su alcuni dei più inossidabili luoghi comuni della xenofobia di sinistra, o sedicente tale.

Il primo è l’idea che i lavoratori nazionali fragili subiscano la concorrenza degli immigrati arrivati clandestinamente, e che il problema sia un’immigrazione senza controllo. In realtà, a essere senza controllo non sono i modesti ingressi dall’Africa (circa 350.000 persone tra rifugiati e richiedenti asilo su circa sei milioni di immigrati, irregolari compresi), ma eventualmente le migrazioni interne all’Ue. Dalla Romania o dalla Bulgaria chiunque può entrare in Italia senza bisogno di permessi e mettersi a cercare lavoro, regolare o in nero. Nel Regno Unito l’hanno intuito e hanno cercato di porvi rimedio con la Brexit, ma non è neppure detto che ci riescano.

Riprendendo il vecchio cliché dell’esercito industriale di riserva, i due giornalisti accusano la sinistra di aver assecondato la fame di braccia da sfruttare del capitalismo più spietato. In realtà sono le chiusure formalmente rigide delle frontiere a creare le condizioni dell’immigrazione irregolare, che poi si trova a lavorare in nero. Senza contare il fatto che in buona parte, forse in prevalenza stando alle sanatorie, gli immigrati non autorizzati trovano lavoro non nei campi o nei cantieri edili, ma nelle famiglie italiane.

In terzo luogo, Rampini e Cazzullo rivalutano il noto slogan salviniano «aiutiamoli a casa loro», citando il drenaggio dei medici africani a vantaggio della sanità britannica. Ne concludono che l’emigrazione è dannosa per i Paesi di origine. Qui bisogna distinguere: il brain drain esiste, e ci ricorda che le migrazioni sono di tanti tipi diversi. Le persone che in patria hanno lavori e salari inadeguati partono nella speranza di migliorare le condizioni di vita della propria famiglia. Di fatto i migranti aiutano casa loro in modo pervasivo grazie al denaro che mandano alle famiglie in patria: 642 miliardi di dollari nel 2018 secondo le stime della Banca mondiale. Un fenomeno che supera di gran lunga il valore degli aiuti pubblici allo sviluppo. Inoltre l’immigrazione in Italia come in Europa è prevalentemente europea (e femminile), non proviene dai Paesi più poveri del mondo, non riguarda i più poveri dei Paesi di provenienza.

È interessante che per attaccare una sinistra già in difficoltà i grandi commentatori se la prendano con l’apertura e la solidarietà verso gli immigrati. Colgono un argomento che più di altri può trovare consenso e spaccare ancora di più una sinistra incerta e divisa. Un serio esame di sociologia delle migrazioni però non lo passerebbero.


Maurizio AmbrosiniMaurizio Ambrosini. Docente di Sociologia delle Migrazioni nell’Università degli Studi di Milano, insegna anche nell’Università di Nizza. È responsabile scientifico del Centro Studi Medì di Genova, dove dirige la rivista Mondi Migranti e la Scuola estiva di Sociologia delle migrazioni.

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