L’altro volto di San Valentino

di claudia

Per la festa di san Valentino verranno donate in Italia quasi trenta milioni di rose, moltissime delle quali provenienti dall’Africa, principalmente da Kenya ed Etiopia. Un mercato fiorente ma che nasconde moltissime ombre sia per lo sfruttamento della manodopera sia per l’impatto ambientale che comporta.

di Federico Monica

Non c’è San Valentino senza rose, ed è così che secondo la confederazione Italiana degli Agricoltori nella giornata di oggi si venderanno, mazzo più mazzo meno, ben trenta milioni di fiori per un giro di affari di quasi 80 milioni di euro. Una cifra considerevole dovuta al tradizionale lievitare dei prezzi in occasione della festa degli innamorati (c’è chi parla di cifre raddoppiate per un mazzo di rose rosse) ma anche al rincaro delle materie prime che coinvolge a cascata tutti i settori.

Che c’entra l’Africa in tutto questo? Parecchio: si stima infatti che oltre il 90% delle rose vendute in Italia provengano da paesi extra UE come Colombia ed Ecuador ma soprattutto dal Kenya e dall’Etiopia.

Le ragioni sono molteplici, innanzitutto climatiche dato che la stabilità delle temperature permette di evitare serre riscaldate, ma hanno un grosso peso anche il basso costo della manodopera e l’assenza di normative stringenti sui diritti dei lavoratori o sulla salvaguardia ambientale.

Una foto satellitare delle serre a Naivasha, Kenya – Federico Monica

Gran parte delle rose che verranno donate stasera provengono quindi dall’area di Naivasha, sud-ovest del Kenya, dove le sponde dell’omonimo lago sono ormai un susseguirsi ininterrotto di sterminate serre o dalla città di Ziway, un centinaio di chilometri a sud di Addis, dove la multinazionale olandese Afriflora ha impiantato il più grande impianto di produzione di rose del pianeta, con una produzione stimata di oltre un miliardo di fiori all’anno.

Il prezzo dei fiori è così sensibilmente più basso ma il costo salato è pagato, come spesso accade, dai lavoratori (o principalmente dalle lavoratrici) del settore a causa delle poche regolamentazioni e dell’insicurezza delle assunzioni, spesso temporanee per far fronte ai periodi di massima domanda che coincidono con le nostre festività: san Valentino, festa della mamma, Natale.

C’è poi il prezzo ancora più caro pagato dall’ambiente: decine di aerei cargo partono quotidianamente dagli aeroporti africani per sbarcare ad Amsterdam, centro di smistamento Europeo per poi essere successivamente trasportati via aerea o via gomma in tutto il continente, il tutto in containers refrigerati per mantenerne la freschezza e il colore. Tragitti assurdi che rendono totalmente insostenibili questi prodotti apparentemente innocui. Allo stesso tempo diverse organizzazioni denunciano da anni come l’uso estensivo di acqua impoverisca i laghi utilizzati per l’irrigazione di serre e coltivazioni e l’impiego esteso di fertilizzanti causi un inquinamento forte alle falde e danni irreversibili alla fauna locale.

Ditelo coi fiori, declama un noto proverbio, ma dietro l’apparenza innocua dei petali colorati quei fiori raccontano anche altre storie, di degrado ambientale e sfruttamento. Ascoltiamo anche quelle.

Foto di apertura: Patrick Meinhardt

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