La Libia libera 350 migranti

di Enrico Casale
centro detenzione migranti in libia

Lo aveva promesso e l’ha fatto. Il premier libico Fayez al-Sarraj ha liberato 350 migranti che erano rinchiusi nel centro di detenzione di Tajoura, quello colpito la settimana scorsa da un raid dell’aviazione del generale Khalifa Haftar che ha causato 53 morti. La liberazione dei sopravvissuti è stata annunciata da un tweet della sezione libica dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur).

«Ringraziamo il ministero dell’Interno libico per il rilascio odierno dei rifugiati e migranti dal centro di detenzione di Tajoura – si afferma nel tweet dell’Acnur rilanciato anche dall’agenzia Ansa –. 350 persone erano ancora a rischio a Tajoura e ora sono libere. L’Acnur fornirà assistenza».

«Il Mediterraneo rappresenta lo spazio nevralgico della nostra azione, e la nostra priorità strategica continua a essere la pacificazione e stabilizzazione della Libia. Continuiamo perciò a sostenere a livello bilaterale le istituzioni e la società civile libica con la missione bilaterale di assistenza e supporto Miasit», ha commentato il ministro della Difesa italiano Elisabetta Trenta intervenendo in Aula, al Senato, al termine della discussione sulle risoluzioni sulle missioni internazionali. «Nello stesso quadrante – ha aggiunto il ministro – la missione dell’Ue Euromed-Sophia ha visto il prolungamento della sua operatività per sei mesi a partire dal marzo scorso, con il temporaneo congelamento degli impieghi degli assetti navali. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha prorogato di ulteriori 12 mesi l’embargo di armi nell’alto mare al largo delle coste della Libia. Ciò richiama l’opportunità che l’operazione non solo debba proseguire ma debba avere tutte le capacità per poter intervenire, incluso il ripristino della componente navale».

Trenta ha poi citato i casi delle altre situazioni di crisi in cui sono in corso missioni militari italiane, ricordando che gli impegni per il 2019 «sono stati definiti attraverso un’attenta analisi del quadro geopolitico e geostrategico in cui i nostri militari devono operare, caratterizzato da continue evoluzioni che non esito a definire “convulse”. Pensiamo solo al recente degrado delle generali condizioni di sicurezza in Libia, che ci richiede un costante monitoraggio anche dei possibili riflessi sul contingente nazionale».

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