Il Marocco invia all’Ucraina i suoi carri armati

di claudia
marocco carro armato

L’esercito marocchino avrebbe ceduto all’Ucraina un numero imprecisato di carri armati T-72B che si stavano ammodernando nella Repubblica Ceca, secondo il sito MenaDefense.

“Una ventina di unità sono state inviate sul campo di battaglia una settimana fa e sono state visibili durante la visita del primo ministro ceco Petr Fiala alle officine della compagnia Excalibur Army a Sternberk, che aveva effettuato la loro ristrutturazione”, si legge sul sito Internet, che precisa: “In tutto, l’esercito marocchino aveva 148 T-72, 136 T-72B e 12 T-72BK dalle scorte dell’esercito bielorusso, acquistati di seconda mano in due lotti nel 1999 e nel 2000. All’epoca, lo stato maggiore marocchino voleva formare un Brigata “russa” di base nel nord del Paese per contrastare le divisioni corazzate algerine”.

MenaDefense scrive ancora che la decisione del Marocco di consegnare armi all’Ucraina è stata presa, quasi sotto costrizione, durante il vertice di Rammstein per l’Ucraina svoltosi il 26 aprile 2022 e organizzato dagli Stati Uniti. A questo vertice, Tunisia e Marocco erano gli unici due Paesi a rappresentare il Nord Africa. Tunisi aveva inviato all’epoca due aerei cargo all’aeroporto di Rzeszow in Polonia, che centralizza gli aiuti logistici all’Ucraina e lì il Marocco sembra aver seguito l’esempio inviando non aiuti umanitari ma vere e proprie armi.

Il sito Afrik.com, commentando la notizia, precisa che il Marocco è il primo paese africano a inviare armi pesanti a Kiev. “Pertanto, il Marocco sta compiendo una svolta importante. Un’opzione che gli è valsa un riavvicinamento con l’Unione Europea e gli Stati Uniti.

Secondo Alice Gower, della società di consulenza Azure Strategy, queste consegne di armi segnano anche una battuta d’arresto per i tentativi della Russia di avere l’Africa dalla sua parte – o almeno neutrale – nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Per coincidenza, l’annuncio di queste consegne di carri armati è arrivato poco prima del tour in Africa di Serguei Lavrov, capo della diplomazia russa. 

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