Il Mali difende il tessuto bogolan, un intreccio di terra e identità culturale

di claudia
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di Claudia Volonterio

Il Mali reclama il riconoscimento ufficiale del bogolan. Si tratta di un antico tessuto originario del Mali, realizzato ancora oggi, ma troppo spesso vittima di falsari che mettono in pericolo lo sviluppo di questo prodotto tradizionale. La realizzazione del tessuto Bogolan, che in lingua bambara significa “fatto con la terra”, affonda le proprie radici nelle tradizioni e nella cultura del suo popolo. Origini e simbologie che meritano di essere difese e valorizzate.

Il Mali chiede che il bogolan ottenga il riconoscimento che merita come ‘prodotto nazionale’. A fine giugno un grande passo avanti è stato fatto con l’adozione di un’etichetta utile per certificarne l’origine geografica, riporta Rfi. Si tratta dell’applicazione sul tessuto di una maschera tradizionale. Ora, questa etichetta aspetta di essere ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione Africana per la Proprietà Intellettuale (Oapi).

L’origine del bogolan è antica quanto le etnie che l’hanno adottato nel tempo, con delle differenze se realizzato e utilizzato dai Senufo, Dogon, Malinké e Bambara. Il Bogolan è originario del Mali ma viene prodotto anche in Burkina Faso, Guinea, Costa d’Avorio e Senegal.

Realizzato ancora oggi, ultimamente è diventato celebre anche grazie agli stilisti contemporanei che lo prediligono per le loro collezioni esclusive, come Selassie Tetevie, El Hadji Malick Badji, Aisha Obuobi, per citarne alcuni.

Tra i primi designer maliani che hanno voluto valorizzare il bogolan sulle passerelle degli anni Ottanta è stato Chris Seydou, che gli ha conferito un grande tocco di modernità. 

Un artigiano intento nella realizzazione del bogolan. (Foto di Duc Nega, Licenza Creative Commons)

La particolarità di questo tessuto colorato di cotone tinto con colori naturali ha inizio con il metodo per per realizzarlo. “Questi colori naturali sono ottenuti da alcune piante di tannino. – spiega a Rfi Boubacar Doumbia, direttore del centro specializzato Ndomo – Pestiamo le foglie, ci mettiamo sopra l’acqua. Dopo 30 minuti, il colore è giallo. E non appena il tessuto ne è impregnato, trattiene il tessuto e non si stacca. L’argilla a contatto con questo tannino sul tessuto, ha una reazione chimica che dà subito dei neri. Il tessuto diventa bogolan finito, dato il risultato della terra sul tessuto”.

Proprio il direttore del centro sottolinea l’importanza della creazione di un’etichetta. Troppo spesso, racconta, si vedono in Africa occidentale tessuti “tipo bogolan”, ma che non sono originali. Questo provoca un grande problema per gli artigiani che devono fare i conti con una concorrenza sleale.

Il riconoscimento della proprietà intellettuale non è utile solo gli affari degli artigiani e creativi: si tratta di difendere l’identità culturale di popoli che è insita anche in questo tessuto e nel modo di realizzarlo. L’etichetta è un modo per difendere la storia e la simbologia di cui è portatore.

In origine, si legge sul sito di prodotti naturali consoglobe.com, sul bogolan venivano realizzati disegni simbolici ispirati alla natura e alla vita quotidiana. L’uso che le diverse comunità maliane ne facevano era principalmente legata ai rituali, come il matrimonio o la caccia.

Il Mali spera di ottenere il certificato dell’Organizzazione africana per la proprietà intellettuale del bogolan entro sei mesi.

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