Il libro della settimana: L’invenzione del Sahel

di claudia
Jean-Loup Amselle

a cura di Stefania Ragusa

L’invenzione del Sahel (Meltemi 2023, pp. 174, €16, ) – ultimo libro del noto antropologo francese Jean-Loup Amselle (foto di apertura) – riunisce cinque saggi che, da prospettive diverse, raccontano la genealogia e l’applicazione di una categoria geografico-politica, che oggi appare inevitabile e ovvia, ma in realtà ha una storia recente e coloniale. La parola“sahel” viene dall’arabo. Vuol dire “costa”, “litorale”, “margine”. Nei testi dei cronisti arabi che parlano dell’Africa e del territorio che lambisce il Sahara, però, non la si trova; e nemmeno tra le carte dei primi conquistatori europei. A usarla per la prima volta, nel 1899, è Auguste Chevalier, un botanico francese interessato a rilevare la piovosità del territorio nelle zone che lambivano il deserto. L’amministrazione coloniale rapidamente se ne appropria e trasforma una linea ideale in una realtà geopolitica e etnica. Parigi “decide” che nel Sahel abitano i peul, il popolo rosso, musulmano fuori ma animista dentro, distinto e contrapposto ai bianchi berberi che stanno nel deserto e a quelli arabi che stanno oltre, e ai neri mossi, che vivono a sud, dove inizia la foresta. Sulla base di questo incasellamento etnico, che ignora gli scambi commerciali e le contaminazioni culturali lungo l’asse nord-sud, la Francia costruisce la sua politica coloniale e neocoloniale. Ne sortiscono equivoci di diverso tipo, che stanno avendo un peso rilevante nell’attuale implosione della Françafrique. Interessantissimo a nostro avviso, in particolare, il saggio dedicato alla politica culturale francese e a quella che Amselle definisce “formattazione dell’intellettuale saheliano”.

L’invenzione del Sahel, Jean-Loup Amselle (Meltemi 2023, pp. 174, €16)

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