Ifad: più investimenti a favore dei piccoli agricoltori

di Enrico Casale
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Se gli investimenti per aiutare i piccoli agricoltori ad adattarsi ai cambiamenti climatici non aumentano in modo sostanziale, rischiamo la fame diffusa e l’instabilità globale: è questo l’avvertimento lanciato oggi da Gilbert F. Houngbo, presidente del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), alla vigilia del Climate Adaptation Summit in programma questa settimana. 

L’appello segue un recente annuncio delle Nazioni Unite secondo cui il 2020 è stato uno degli anni più caldi mai registrati, con aumenti ulteriori della temperatura previsti per questo secolo.

«È inaccettabile che i piccoli agricoltori che coltivano gran parte del cibo del mondo siano lasciati alla mercé di condizioni meteorologiche imprevedibili, con investimenti così bassi per aiutarli ad adattarsi – ha detto Houngbo -. Fanno poco per causare il cambiamento climatico, ma soffrono maggiormente i suoi impatti. I loro fallimenti sempre più comuni nei raccolti e la morte del bestiame mettono a rischio il nostro intero sistema alimentare. È fondamentale assicurarci che rimangano sulla loro terra e producano cibo nutriente in modo sostenibile. In caso contrario, la fame, la povertà e la migrazione diventeranno ancora più diffuse negli anni a venire».

Dichiarazioni che lanciano un allarme in particolare per alcune regioni dell’Africa. Una recente ricerca sostenuta da Ifad mostra che la produzione di importanti colture di base come fagioli, mais e manioca potrebbe diminuire dal 50 al 90% entro il 2050 in alcune parti di Angola, Lesotho, Malawi, Mozambico, Rwanda, Uganda, Zambia e Zimbabwe a causa del cambiamento climatico, con un aumento sostanziale della fame e della povertà. «Se non cambia nulla – si legge in una nota di Ifad – il cambiamento climatico potrebbe spingere più di 140 milioni di persone a migrare entro il 2050».

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