I “pagnes” dell’Africa subsahariana, trame di storia, colori e tradizione

di claudia

di Claudia Volonterio

Si è svolto nei giorni scorsi ad Abidjan, in Costa d’Avorio l’Abidjan’s Pagne Festival, una manifestazione che riunisce designer di tessuti provenienti da tutta la Costa d’Avorio. “Pagne”, che significa “panno”, è un termine usato per definire il tessuto annodato solitamente intorno alla vita diffuso nell’Africa sub-sahariana. Una tradizione tessile e culturale che resiste alla globalizzazione e all’ascesa del mercato cinese.

I Pagnes furono introdotti per la prima volta dall’esercito olandese a metà del Diciannovesimo secolo in Ghana, con il nome di “Java”, per poi diffondersi con rapidità in tutta l’Africa occidentale.

I tessuti audaci e luminosi associati all’Africa centrale e occidentale, noti come pagne, arrivarono dall’esterno e si diffusero nelle trame tradizionali della ​​ragione africana. A partire dal 1870, riporta France 24, i tessuti furono venduti sui mercati africani tramite distributori femminili locali, che trasmettevano anche informazioni vitali sul mercato e sul design.

I pagnes più diffusi a aprtire dal XX secolo sono quelli in cotone stampati a cera, i cosiddetti “Wax”, caratterizzati da colori brillanti e disegni unici. Il commercio dei pagnes ha creato delle vere e proprie fortune, prima monopolio degli europei e poi sempre più parte del commercio continentale africano. Tra le più celebri imprenditrici del settore si ricordano le “Nana Benz”, una ventina di donne che entrarono in questo business quando la Vlisco African Company si stabilì a Lomé nel 1956. Firmando un accordo con l’azienda, queste commercianti all’ingrosso diventarono distributrici in tutta la regione. Potenti e rispettate, arricchite, avevano i mezzi per farsi costruire case di lusso e acquistare Bmw o Mercedes Benz, da lì il soprannome di “Nana Benz”.

Indossare il pagne è un’arte che rende questo indumento un elemento fondamentale da un punto di vista simbolico e sociale per le donne subsahariane, ma anche per gli uomini. Ne approfondisce le peculiarità il sito dell’associazione Gsa Africa.

L’artisticità inizia dalla gestualità da imparare per avvolgere il panno attorno al corpo o alla testa per quanto riguarda i ritagli triangolari dello stesso. L’usanza vuole che si utilizzi in due modi: o annodato intorno alla vita o all’altezza delle
ascelle dalle donne. Da un punto di vista del significato culturale, i pagnes sono oggetti estetici, centrali per l’abbigliamento femminile, portatori di un potere seduttivo. Assumono al contempo un significato di prestigio sociale e non manca mai nelle celebrazioni ufficiali, come nomine, elezioni o congressi. Aldilà di questo “schema” ogni popolazione ha il suo modo tradizionale per indossarlo. Può essere semplice o presentare decorazioni, trame, colori di vario tipo. In Senegal e nei vicini paesi come Mali, Guinea e Benin, per esempio, il pagne viene indossato sopra abiti lunghi ed eleganti.

In Nigeria, riporta il sito wordrinks.com, i pagnes sono molto spesso lussuosi, tinti in modo complesso e realizzati in seta. I panni vengono chiamati Iro e possono essere utilizzati in diversi modi.

Tra le maggiori funzionalità di questo panno per quanto riguarda le donne, in tutta l’Africa subsahariana, c’è sicuramente il suo uso come fascia annodata sulla schiena, espediente delle mamme per portare i bambini in giro.

I prezzi tipici per un pagne completo, riporta France 24, vanno dai circa 30.000 franchi CFA (46 euro) ai 45.000 franchi CFA (67 €). Il tradizionale pagne filato e tessuto a mano costa circa 30.000 franchi CFA per la lunghezza equivalente, anche se la seta costa 200.000 franchi CFA (305 €).

Eventi come la Giornata Nazionale delle Pagne, che dura una settimana, o l’Abidjan’s Pagne Festival sono importanti perché mirano a promuovere i tessuti tradizionali prodotti localmente. Questi resistono alla produzione contemporanea e rimangono presenti nelle moda di oggi, che sempre di più guarda al passato per mantenere vive le radici culturali e garantire tessuti di qualità come base per far fiorire la creatività dei designer africani contemporanei.


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