Giovani voci africane ed europee insieme per le prossime sfide internazionali

di claudia

di Valentina GeraciCentro studi AMIStaDeS

Oltre duecento giovani africani ed europei chiedono di essere protagonisti delle scelte che li riguardano. Pace e sicurezza, migrazione e mobilità, sviluppo industriale e accesso all’energia sostenibile, società civile e inclusione, diritti umani e partecipazione dei giovani, cultura e cambiamento climatico, spinti da un’idea comune di solidarietà e di amicizia tra i popoli. Si incontreranno a Torino, il 22-23 Ottobre in occasione della Conferenza dei giovani africani e europei. A qualche giorno dall’evento abbiamo sentito due responsabili, Carola Gritella, Co-Fondatrice di One Hour for Europe e Studentessa di Global law e Giurisprudenza a Torino e Michael Wepnje Rignu, originario dal Camerun e studente in Scienze internazionali all’Università degli Studi di Torino.

Dopo il sesto Summit sulle relazioni tra Africa ed Europa dello scorso febbraio, oltre 200 giovani provenienti dai due continenti, ospiti nazionali e internazionali, esperti e organizzazioni si incontreranno a Torino il 22 e 23 ottobre per mediare con le istituzioni, promuovere un dialogo nuovo e proporre politiche comuni efficaci nelle relazioni afro-europee. Carola, oggi Administrator generale della African European Youth Conference di Torino, e Michael, responsabile dei partenariati e sponsorizzazioni dell’evento, ci raccontano i temi da cui è partita l’idea dell’evento.

Da dove nasce l’idea della Conferenza dei giovani africani e europei – Progettare un futuro giovanile inclusivo per africani ed europei?

Carola: L’idea della Conferenza nasce dalla volontà di essere partecipi nei processi decisionali dell’Unione europea (UE) e dell’Unione africana (UA) dopo il Sesto Summit EU-AU che ha coinvolto le due istituzioni lo scorso febbraio. Alla fine della Conferenza è stato creato un documento programmatico contente la volontà dei due continenti di coinvolgere la società civile e, più nel particolare, noi giovani.

Non sono state però del tutto chiare le modalità di coinvolgimento e inserimento di noi giovani nei processi decisionali e a captare l’opportunità di essere integrati è l’Associazione One hour for Europe. Grazie al progetto afro-europeo Youth Intra Dialogue on Europe and Africa (Y-idea), vogliamo rispondere a questa sfida, aprendo un dialogo tra giovani europei e africani e spingendo per offrire a tutti una certa consapevolezza di loro stessi e del mondo, costruendo momenti relazionali di cooperazione e collaborazione per raggiungere obiettivi comuni e creare una nuova narrativa e sinergie funzionali tra Africa ed Europa.

Michael Wepnje Rignu originario dal Camerun e studente in Scienze internazionali all’Università degli Studi di Torino

Michael: Aggiungo che oltre al Sesto vertice Unione Europea- Unione Africana, un altro evento molto importante per noi è stato l’African and European Civil Society Days, due giornate dedicate alle società civili africane ed europee che hanno riempito Parigi nel mese di maggio. Due eventi direttamente collegati a cui è però mancato un follow up per accompagnare i leader e ragionare sui risultati dettati dalla dichiarazioni finali.
Il nostro evento nasce quindi come continuità a questi eventi per presentare i nostri punti di vista rispetto alle situazioni sociali che viviamo e rispetto alle nostre esperienze personali, rendendoci sempre più conto di quanto manchi una voce giovane nei processi decisionali che più ci interessano. Non ci sono associazioni giovanili impegnate a favore del rinnovo del partenariato tra Unione Europea e Unione Africana e le poche che esistono sono disperse. Che sia la società civile o la gioventù europea o africana, siamo frammentati in movimenti che esistono ma sono appunto dispersi e così poco funzionali.

Quali obiettivi e quali sfide per la Conferenza?

Carola: Beh posso dire che sono molti, sia gli obiettivi sia le sfide. Rispetto agli obiettivi, è centrale per gli organizzatori della Conferenza facilitare il dialogo dei giovani africani ed europei con speaker esperti riguardo a tematiche importanti per il futuro di noi giovani. Abbiamo creato spazi di confronto e dialogo rispetto alla partnership Unione africana e Unione europea, pace e sicurezza, migrazione e mobilità, sviluppo industriale e accesso all’energia sostenibile, società civile e inclusione, diritti umani e partecipazione dei giovani, cultura e cambiamento climatico.

Dopo questa discussione approfondita, raccomandazioni e mandati per il futuro saranno scritti e raccolti in un unico documento, che vuole essere il più inclusivo possibile. La stesura del documento è di certo una delle sfide più importanti, ritenendolo un vero atto fondativo per una partnership che includa e ascolti giovani africani, giovani europei e le istituzioni che ci rappresentano.

Michael: Vogliamo partire dai risultati dettati dalla dichiarazione dello scorso febbraio, che nelle sue conclusioni ricorda l’importanza di ascoltare tanto la società civile quanto appunto noi giovani. Quale sono queste sfide comuni che interessano Africa e Europa? Come il partenariato Unione europea – Unione africana può essere opportunità di crescita reciproca? Come costruire una visione congiunta? A queste domande ci impegneremo a rispondere nel corso delle due giornate a Torino.

Altro punto a cui tengo particolarmente è il ruolo delle diaspore. Sono una forza sia per l’Europa che per l’Africa e credo che dovrebbero pesare di più e contribuire maggiormente nelle relazioni tra i due continenti. La nostra più grande sfida è quindi riuscire concretamente a passare messaggi importanti, divenendo parte dei meccanismi di coinvolgimento e monitoraggio del partenariato Unione africana- Unione europea. Siamo consapevoli delle sfide comuni che interessano i due continenti e tutti noi, singolarmente. Vogliamo far sentire la nostra voce. Vogliamo partecipare allo sviluppo perché non è possibile decidere del futuro dei giovani senza i giovani.

Andiamo quindi alle due giornate un po’ più nel dettaglio. Potete anticipare qualcosa sugli ospiti invitati e sull’organizzazione?

Carola: La Conferenza è stata organizzata con un approccio bottom-up (dal basso verso l’alto) perché vogliamo essere i possessori di questo processo: i giovani al centro. È una conferenza per noi stessi, per i nostri diritti, per le nostre sfide attuali e future.

Sono stati scelti sei diversi panel perché crediamo che in queste sei diverse tematiche i giovani non siano ancora abbastanza coinvolti, e questo accade nonostante abbiamo un forte interesse e tante idee efficaci in merito. Considerati i diversi profili socioeconomici, professionali e accademici di ciascuno, i temi saranno affrontati da un punto di vista accademico e non solo. Attivisti, ong, società civile, istituzioni e tanti altri attori, sia dalla parte africana che europea, prenderanno parte all’evento pensato in una forma ibrida, online e in presenza. Quello a cui puntiamo è infatti il massimo coinvolgimento di coloro che si interessano a queste questioni e vogliono dire la loro, anche non trovandosi fisicamente in Italia.

Vogliamo dare voce alle minoranze, a categorie poco (e mal) rappresentate e per questo abbiamo anche pensato a un servizio di traduzione in inglese, francese e italiano simultaneo in entrambe le giornate.

Michael: Per quanto riguarda l’organizzazione della conferenza in generale, l’evento è interamente organizzato da giovani europei, giovani africani e giovani appartenenti alla diaspora. Sono i giovani che credono alle istituzioni, che lavorano con passione e dedizione e spinti da un’idea comune di solidarietà e di amicizia tra i popoli. Rappresentanti delle diaspore africane in Europa, spesso vittime di mancanza di ascolto in società non sempre inclusive, prenderanno parte attiva all’evento. Persone con diverse nazionalità e provenienti da Paesi diversi per rappresentare tutte le parti in causa e dare un senso al dibattito, tenendo conto delle opinioni di tutti.

In nome del dialogo e della comprensione reciproca per un futuro prospero tra i due continenti abbiamo voluto riunire anche associazioni, decisori politici, ong, rappresentanti di altri Paesi non europei come la Cina. Nel corso dei due giorni discuteremo di tematiche che corrispondono esattamente alle sfide attuali tra l’Unione Europea e l’Africa. Se prendiamo ad esempio il tema della pace e della sicurezza, tanti Paesi in Africa oggi sono minacciati dal terrorismo (Burkina Faso, Nigeria, Ciad, Mali, Niger, Camerun, Libia, Mozambico, ecc). Se consideriamo il tema del cambiamento climatico, i problemi nazionali rappresentano una minaccia per tutto il mondo e diventano minacce globali. E le migrazioni? L’Europa si confronta con una serie di flussi migratori, ma anche l’Africa lo fa al suo interno con la fuga di tanti giovani da un Paese all’altro o da un continente all’altro.

Carola Gritella, Co-Fondatrice di One Hour for Europe e Studentessa di Global law e Giurisprudenza a Torino

Idee e proposte che saranno raccolte in un documento finale. Come avete immaginato il Torino joint communiqué?

Carola: Abbiamo pensato a un documento programmatico che vuole raccogliere le istanze di giovani europei e giovani africani segnalando cosa vogliono per il loro futuro comune e indicando gli obiettivi da raggiungere in cooperazione con le istituzioni europee e africane. All’interno del Comunicato ci saranno raccomandazioni, commenti e domande rispetto alle tematiche approfondite nel corso dei sei panel della Conferenza, che saranno poi inviate all’Unione africana, Unione europea, ong, decisori politici e accademici ma anche a tutte quelle realtà locali e regionali coinvolte nella partnership tra Unione africana e Unione europea.

Abbiamo pensato di inviarlo anche a potenziali enti e realtà partner delle relazioni afro-europee, che ancora non sanno che questo processo di partnership sta andando avanti e può essere definito da pressioni positive che indirizzino a livello politico le prossime azioni, partendo dalla società civile e dai giovani. Il Torino joint communiqué sarà un primo passo per darci voce ed è per questo che lo riteniamo un momento fondante! Ovviamente, tutta la società civile è invitata a partecipare e a lavorare con noi a questo documento!

Michael: Non abbiamo pensato a un evento teorico che nasca e muoia lì. Ci saranno persone che parlano, altre che ascoltano, altre che risponderanno. Ci saranno scambi e confronti e affinché questo accada nelle forme migliori abbiamo deciso di coinvolgere tutti e lavorare insieme. Aggiungo solo che l’importanza del documento si muove su più livelli. Ricordiamo che siamo un gruppo eterogeneo di giovani africani ed europei con competenze ed esperienze diverse tra noi ma con un comune interesse. Questo per dire che siamo anche un esempio del vivere insieme e una risposta al razzismo che domina ancora nelle nostre realtà. Noi guardiamo nella stessa direzione e puntiamo ad ottenere risultati concreti!

Per partecipare in presenza o online, suggeriamo di compilare in tempo il form d’iscrizione: https://docs.google.com/forms/u/3/d/e/1FAIpQLSdgci7y11hL4nBeBI6LYFCqJ8PdKnX23qCB6nrQ8sxhKv1K4Q/viewform?usp=send_form

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