Gerd, verso crisi idrica in Egitto dopo riempimento dall’Etiopia

di claudia
Gerd Nilo azzurro

Mentre l’Etiopia celebra il terzo riempimento della Grande diga etiope della Rinascita (Gerd) e il funzionamento della seconda turbina del progetto, sia l’Egitto che il Sudan incorrono gravi minacce idriche.

Nei giorni scorsi il nuovo ministro egiziano delle Risorse idriche e dell’Irrigazione, Hani Swailem, ha dichiarato che l’acqua a disposizione del Paese è attualmente la metà della quantità necessaria a causa delle ripercussioni dei cambiamenti climatici nel bacino del Nilo, spiegando che “il costo di un metro cubo di acqua dissalata ha raggiunto mezzo dollaro, ovvero più di 9,5 sterline egiziana”.

Nelle sue prime dichiarazioni dopo aver assunto il suo incarico ministeriale, Swailem ha affermato che “la conferenza sul clima che si terrà in Egitto alla fine di quest’anno è di grande importanza nello studio dei modi per affrontare la povertà idrica di cui soffre il mondo intero”, precisando che “i numerosi progetti attuati dall’Egitto nel settore idrico mirano a ridurre la gravità del deficit, nonché a preservare l’acqua dai rifiuti rivestendo i canali”. Sweilem ha aggiunto: “L’Egitto paga il conto dei cambiamenti climatici con il conseguente aumento dei consumi idrici, soprattutto nel campo dell’irrigazione delle terre e delle colture agricole”.

Il rimpasto ministeriale che ha colpito l’ex ministro dell’Irrigazione Mohamed Abdel-Aty, sostituito con Swailem, esperto di ingegneria idrica e solare presso l’Università tedesca di Aquisgrana, testimonia l’importanza delle conseguenze legate alla questione della diga della Rinascita e la necessità per il governo di gestire ormai il fabbisogno idrico nazionale anche a prescindere dai disaccordi con l’Etiopia. In effetti, l’Egitto non potrà fermare il completamento da parte dell’Etiopia del progetto di diga Gerd, che immagazzinerà circa 74 miliardi di metri cubi a soli 30 chilometri dal confine del Sudan, il quale verrà direttamente minacciata in caso di problemi tecnici. 

E mentre l’Etiopia si accinge a accendere le luci nelle case dei suoi cittadini, il governo egiziano sta attuando nuove disposizioni di austerità per spegnere le luci nelle piazze, nei negozi, nelle strade e negli uffici delle città, e esportare il gas in Europa. 

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