Geografie politiche d’Africa, di Angelo Turco

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Geografie politiche d’Africa, di Angelo Turco

 

Geografie politiche d’Africa, di Angelo TurcoQuesto libro raccoglie numerosi saggi, riguardanti soprattutto l’Africa occidentale, che focalizzano situazioni storiche e attuali (fino alla crisi centrafricana e al nuovo corso nigeriano) attraverso una lettura “geografica”, che è la specialità di questo professore ordinario all’Università Iulm di Milano con un’antica passione per l’Africa. Ove per geografia va intesa una disciplina complessa e tutt’altro che dispensabile: «La geografia politica – leggiamo subito alla prima riga – studia i modi attraverso i quali si esercita il senso politico della territorialità». Tale approccio «immunizza chi si accosta all’Africa dalle trappole degli egemonismi culturali» e, se ben condotto, impone «sempre i punti di vista degli africani».

Troveremo così sezioni dedicate alle «tradizioni jihadiste» e a quelle «islamiste» nell’Africa a sud del Sahara nel XVIII-XIX secolo, che determinano le due grandi linee direttrici dell’islam nero fino a oggi, come pure alla «bolla sahariana», e perfino un capitolo riservato all’orientalismo pittorico di Eugène Delacroix e un altro al romanzo di Carlo Lucarelli L’ottava vibrazione, con la sua scoperta e lettura del passato coloniale (in Eritrea). Il tutto, sempre nell’ottica delle «tessiture geografiche» sottese e spesso decisive in fatto di storia e di politica.

E invece il colonialismo – le cui conseguenze si pagano fino a oggi – «ha svuotato gli ordinamenti territoriali esistenti, sostituendoli con altri, con i propri. Il fatto è – insiste l’autore – che la territorialità non è una “cosa”: è una qualità umana della superficie terrestre. È una forma di vita». Insomma misconoscere la geografia dell’altro è violentarne la libertà.

Un caso ancora in essere è quello del nomadismo tipico della galassia peul che, con i suoi sottogruppi – popoli pastori, musulmani –, è all’origine di conflitti, per motivi di transumanza connessi anche alle alterazioni climatico-ambientali dei loro territori. Succede nell’odierna Repubblica Centrafricana, dove «la caccia al Bororo, con lo sterminio delle mandrie, istituisce per paradossale “via religiosa” una conflittualità professionale agricoltore-allevatore sinora solo latente. E questo provoca, come prima conseguenza, la rarefazione della carne sui mercati urbani, a cominciare da Bangui».
Lettura impegnativa ma illuminante.

Unicopli, 2015, pp. 355, € 20,00

(Pier Maria Mazzola)

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