Etiopia, pugno duro di Addis Abeba, almeno mille arresti

di claudia
Polizia etiope

Almeno 1.000 persone sono state arrestate nelle ultime due settimane ad Addis Abeba, Gondar, Bahir Dar e in altre città dell’Etiopia con il sospetto di essere legate al Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf). E’ quanto ha riferito la portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i diritti umani, Liz Throssell, esprimendo preoccupazione per “arresti di massa di persone presumibilmente di origine tigrina” dopo la dichiarazione dello stato di emergenza nel Paese, il 2 novembre scorso.

“Ci cono notizie preoccupanti sul fatto che molti dei detenuti non sono stati informati dei motivi della loro detenzione, né sono stati portati davanti a una corte o a un altro tribunale per esaminare i motivi della loro detenzione, e non sono stati formalmente incriminati – ha affermato Throssell – siamo anche preoccupati per alcune segnalazioni di maltrattamenti in detenzione”.

Riguardo al personale Onu tratto in arresto, la portavoce ha precisato che sono ancora in custodia 10 membri e 34 autisti contrattualizzati. Secondo Throssell, “lo stato di emergenza in vigore in Etiopia rischia di aggravare la già seria situazione umanitaria e dei diritti umani nel Paese”, sottolineando che le “disposizioni sono estremamente ampie, con vaghi divieti che arrivano fino a comprendere il sostegno ‘morale indiretto’ a quelli che il governo ha definito ‘gruppi terroristici’”.

“Come ha ammonito l’Alto Commissario, vi sono gravi rischi che tali misure, piuttosto che stabilizzare la situazione, influiscano ulteriormente sulla consegna già compromessa degli aiuti umanitari, aumentino le divisioni, mettano in pericolo la società civile e i difensori dei diritti umani, provochino maggiori conflitti e non facciano altro che aumentare la notevole sofferenza umana in Etiopia”.

Sul fronte degli aiuti umanitari, il Programma alimentare mondiale (Pam) ha precisato che, nonostante alcuni miglioramenti registrati nelle ultime settimane nel trasporto di aiuti umanitari nella regione settentrionale del Tigray, tale sviluppo “non è ancora sufficiente” per rispondere ai bisogni di 5,2 milioni di persone che necessitano di assistenza.

Ad oggi, ha aggiunto il Pam, l’agenzia ha completato il suo secondo giro di distribuzione di cibo nel Tigray, raggiungendo quasi 2,6 milioni di persone. Tuttavia le scorte di carburante sono esaurite per le operazioni da condurre nella regione e per questo il Pam sta continuando a trattare con le autorità federali per consentire a 16 autocisterne di carburante ferme a Semera, nella confinante regione Afar, di raggiungere il Tigray.

“Tutte le parti hanno un ruolo per garantire il libero arrivo di aiuti nel nord dell’Etiopia che ridurrà e eviterà ulteriori gravi carestie o perdite di vite umane”, ha sottolineato l’agenzia alimentare delle Nazioni Unite. 

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