Uganda, l’Isis rivendica gli attacchi suicidi a Kampala

di claudia
terrorismo islamico

Il gruppo dello Stato Islamico (Isis) ha rivendicato la responsabilità del duplice attentato suicida avvenuto ieri nella capitale ugandese Kampala. In una dichiarazione circolata su Telegram, Isis ha confermato che tre attentatori suicidi hanno preso parte all’attacco contro una stazione di polizia e contro il parlamento, motivando l’attacco come una risposta alla guerra avviata dallo stato ugandese.

La polizia ha sventato un terzo attacco, recuperando un ordigno esplosivo improvvisato (ied) dalla casa di un presunto attentatore suicida che è stato ucciso. In totale, secondo il portavoce della polizia, Fred Enanga, sono tre gli Ied recuperati ed ha riferito che le forze di sicurezza sono sulle tracce di altri presunti membri del gruppo. In precedenza aveva accusato dell’attacco le Allied Democratic Forces (Adf), gruppo armato attivo da anni che più di recente si è autodichiarato affiliato all’Isis presentandosi come Islamic State Central Africa Province (Iscap).

Il bilancio aggiornato è di 36 feriti, 8 gravi, e tre vittime civili morte in ospedale ieri sera e stanotte, che si sommano ai tre attentatori: due di loro, identificati come Mansoor Uthman e Wanjusi Abdallah, sono morti nelle due esplosioni, mentre un terzo, Musa Mudasiri, è stato ucciso nella zona di Bwaise, a Kampala, circa 6km a nord dalla zona degli attacchi. In particolare Mudasiri sarebbe stato identificato e bloccato dalla polizia a bordo della sua moto circa 30 minuti dopo le due esplosioni. Ferito, è morto nella tarda mattinata ma secondo la polizia di Kampala ha fornito loro alcuni dettagli utili a ricostruire l’attentato e le responsabilità.

Secondo la polizia gli attentatori farebbero parte della locale cellula dell’Adf, la stessa che il 1 giugno scorso ha cercato di attentare alla vita del ministro dei Trasporti ugandese, il generale Katumba Wamala: quattro uomini armati avevano aperto il fuoco contro la sua auto a Kisaasi, il sobborgo di Kampala dove è residente. Sopravvissuto, il ministro ha riportato ferite su entrambe le spalle: secondo la magistratura gli aggressori erano estremisti islamici dell’Adf addestrati in un campo clandestino in Nord Kivu, Repubblica Democratica del Congo, legati appunto all’Iscap.

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